Premetto una cosa: per me donna musulmana 8 marzo non vuol dire nulla, ogni giorno dovrebbe essere un 8 marzo, ogni giorno dovremmo ricordare i Diritti violati delle donne e in particolare di cosa avviene nel mondo musulmano dove i Diritti delle donne hanno subito una involuzione significativa negli ultimi anni invece di vedere una qualche forma di evoluzione.
Ieri sera leggevo la bozza di un articolo scritto da Homa Hoodfar per The Conversation. La Hoodfar non è una donna qualsiasi anche se pochi la conoscono. Professore emerito alla Concordia University, lo scorso anno proprio in occasione del 8 marzo è stata incarcerata in Iran per ben 121 giorni. La sera del 9 marzo, dopo che aveva partecipato a diverse manifestazioni a Teheran, le Guardie della Rivoluzione iraniana l’hanno prelevata dalla sua camera d’albergo e portata nel carcere di Evin con l’accusa di “dilettarsi nel femminismo e nelle questioni di sicurezza”, un reato che non esiste nemmeno in Iran ma che i pasdaran non hanno esitato a inventari e ad applicare per dare al femminismo iraniano un segnale chiaro e inequivocabile: protestare non è permesso.
Di fatti come quello accaduto a Homa Hoodfar in Iran ne accadono tutti i giorni e non solo in Iran. Non da meno sono il Pakistan, l’Afghanistan, l’Arabia Saudita, molti paesi del nord Africa con la mirabile eccezione del Marocco, alcuni Paesi dell’Africa occidentale dove l’Islam è in fortissima crescita e la Turchia dove l’involuzione dei Diritti delle donne è la più marcata degli ultimi anni.
Tutti noi quando parliamo di Diritti delle donne musulmane pensiamo immediatamente al Medio Oriente e ai Paesi tipicamente musulmani, ma quello che sta avvenendo in Africa e in Turchia nel silenzio pressoché totale del cosiddetto “femminismo” è qualcosa che ci dovrebbe far riflettere sul rapporto che c’è tra involuzione del Diritto ed evoluzione dell’islamismo. Più avanza l’islamismo e più recedono i Diritti delle donne. E’ un dato di fatto incontestabile.
Il paradosso occidentale
Ma la cosa che più stupisce è quello che io chiamo paradosso occidentale. Per assurdo, mentre in molti Paesi musulmani le donne scendono in piazza per rivendicare i loro Diritti, per protestare contro l’obbligo di coprirsi il capo o contro le violenze domestiche, proteste che spesso portano al carcere o addirittura alla morte, in occidente le donne musulmane manifestano per il loro Diritto a coprirsi il capo e a mantenere intatte le cosiddette “usanze islamiche”, usanze che comprendono tutto il pacchetto di discriminazioni verso le donne, violenze e soprusi. Questo assurdo paradosso è così inculcato tra le cosiddette “rappresentati musulmane” da spingerle a considerare donne progressiste come Homa Hoodfar alla stregua di traditrici. La lotta che conducono le donne musulmane nei Paesi islamici per liberarsi delle imposizioni viene vista dalle “intellettuali” musulmane occidentali come un offesa all’Islam. Donne come Homa Hoodfar, come la stessa sottoscritta vengono viste come “poco di buono” se non addirittura giudicate alla stregua di apostate.
A questo paradosso hanno contribuito due fattori di non poco conto: il primo è l’avanzata dell’Islam integralista tra le nuove generazioni di musulmani occidentali, una avanzata che, come abbiamo visto nel resto del mondo, corrisponde a una automatica involuzione dei Diritti. Il secondo è il totale disinteresse del cosiddetto “femminismo” occidentale alla questione dei Diritti delle donne musulmane. Persino Amnesty International, come fa notare proprio Homa Hoodfar nel suo articolo, per molto tempo si è rifiutata di prendere posizione in quanto “le donne incarcerate non erano attivisti politici e quindi fuori dal loro mandato”. Ora sembra che qualcosa stia cambiando ma siamo ancora al minimo sindacale. Ma nel complesso il femminismo occidentale e l’associazionismo si disinteressano completamente di queste tematiche, un disinteresse al quale corrisponde questo assurdo e incomprensibile regresso del femminismo musulmano occidentale.
Allora oggi pensiamo che ci sono due 8 marzo, il primo è quello che si vive in occidente dove oltre al business di una giornata in cui gli uomini regalano alla propria donna almeno una mimosa e dove la libertà di pensiero ha dato il via al paradosso di cui sopra, dove le femministe si risvegliano per un giorno e manifestano con hastag di moda come #metoo e altri, mentre il secondo è quello delle donne musulmane nel mondo islamico dove chi protesta per i Diritti rischia come minimo il carcere, un 8 marzo ben diverso dai vestiti neri (ma scollati) mostrati ad Holliwood o nelle varie manifestazioni chic che abbiamo visto. L’8 marzo nei Paesi musulmani uccide esattamente e forse più degli altri 364 giorni dell’anno. Magari proviamo a ricordarcene anche domani e i prossimi giorni.