Come cambia il mondo arabo ce lo svela un sondaggio condotto dall’istituto Asda’a Burson-Marsteller e le sorprese non sono poche, a partire dal conflitto arabo-israeliano che non viene più percepito dai mondo arabo come il problema principale per il Medio Oriente ma slitta per la prima volta al settimo posto come fonte di preoccupazione per i giovani arabi.
Il sondaggio è stato condotto con interviste dirette faccia a faccia effettuate su un campione di 3.500 giovani arabi di età compresa tra i 18 e 24 anni provenienti da 16 Paesi arabi.
Il conflitto arabo-israeliano
Come dicevamo la prima cosa che salta all’occhio è la percezione che il mondo arabo ha del conflitto arabo-israeliano. Dal primo posto come livello di importanza e preoccupazione per i giovani arabi che rappresentava fino a poco tempo fa è slittato al settimo posto, dopo l’ISIS, il terrorismo, la disoccupazione, l’instabilità politica, il costo della vita e la mancanza di una leadership forte nel mondo arabo. Insomma, il mondo arabo ha ben altre preoccupazioni rispetto alla disputa tra palestinesi e israeliani.
ISIS
Solo il 13% dei giovani arabi si unirebbe all’ISIS mentre il 77% lo ritiene una minaccia e ne sono preoccupati. Il 76% degli intervistati ritiene che Abu Bakr al-Baghdadi non riuscirà a stabilire un califfato islamico. Per quanto riguarda l’opinione dei giovani arabi sulle motivazioni che spingono i musulmani a unirsi al ISIS al primo posto con il 25% c’è la disoccupazione (come se unirsi all’ISIS fosse un lavoro), il 13% pensa che sia il conflitto arabo-israeliano mentre il 25% ha detto di non avere idea di quali siano i motivi per unirsi al ISIS.
Iran e conflitto tra sunniti e sciiti
Un tema molto sentito dai giovani arabi è quello relativo alla influenza regionale dell’Iran e al conflitto tra sunniti e sciiti. Il 52% degli intervistati ritiene che la religione abbia un peso troppo importante in Medio Oriente. Il 47% degli intervistati ritiene che le relazioni tra sciiti e sunniti si siano ulteriormente deteriorate a seguito delle primavere arabe mentre il 72% ritiene che il conflitto tra sciiti e sunniti sia il motivo principale della instabilità in Medio Oriente. La differenza tra sunniti e sciiti si vede anche nella percezione che i giovani arabi hanno della minaccia rappresentata dall’Iran. Infatti mentre gli iraniani non sono visti come una minaccia nei Paesi a maggioranza sciita come l’Iraq e il Libano, in quelli a maggioranza sunnita l’espansionismo iraniano viene visto dalla maggioranza come una minaccia per la stabilità regionale, anche se solo il 55% si è detto contrario all’accordo sul nucleare iraniano che è invece accettato dal 45% degli intervistati. Un dato che salta all’occhio è la differenza tra il mondo arabo sunnita e i palestinesi sulla percezione in merito all’Iran. Infatti mentre la maggioranza del mondo sunnita considera Teheran come un nemico per il 43% dei palestinesi l’Iran è un amico. La differenza tra il mondo arabo sunnita e i palestinesi (anche loro sunniti) si nota ancora di più quando si tratta di vedere chi viene considerato come il principale nemico e oltre al più che prevedibile primo posto per Israele stupisce constatare che l’81% dei palestinesi consideri gli Stati Uniti come un nemico mentre nel mondo arabo sunnita la stragrande maggioranza (con percentuali variabili da Paese a Paese) considera gli USA come amico e alleato. Insomma, i palestinesi considerano l’Iran un amico e gli Stati Uniti un nemico, esattamente come succede in Libano e in Iraq.
Riflessioni conclusive
Nel leggere i risultati del sondaggio condotto dall’Istituto Asda’a Burson-Marsteller si nota subito un deciso cambio di rotta del mondo arabo per quanto riguarda le preoccupazioni che assillano i giovani arabi. Israele non è più il nemico principale, posto preso dal ISIS e in parte dall’Iran se si escludono i palestinesi e gli sciiti. La disoccupazione è una delle principali fonti di preoccupazione per i giovani arabi così come la mancanza di una leadership forte, cioè di stabilità. La religione e le divisioni settarie vengono viste come un ostacolo allo sviluppo e alla stabilità mentre il conflitto tra palestinesi e israeliani non è più tra i principali fattori di instabilità regionale. Chissà come la pensano a riguardo alcuni odiatori europei e se si sapranno adeguare ai cambiamenti in corso nel mondo arabo. Anche se ancora è troppo presto per dirlo con certezza, si intravedono nel mondo arabo alcuni cambiamenti positivi e pragmatici nel pensiero dei giovani arabi che lasciano ben sperare.
Scritto da Gabor H. Friedman