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Che senso ha l’8marzo, giornata internazionale della Donna? Ricordare i femminicidi? Chiedere parità di genere (e qui il discorso sarebbe da ampliare ad altri generi)? Ricordare le discriminazioni alle quali sono sottoposte le donne nei paesi islamici? Ribadire la lotta per i Diritti Civili? Oppure è semplicemente una festa come le altre che attiva un business milionario tra mimose e feste per solo donne con tanto di strip maschile?

Non possiamo non farci questa domanda se vogliamo dare un senso compiuto alla festa della donna che come anno cade l’8 marzo.

La festa della donna dovrebbe essere l’apice di una battaglia che dura 365 giorni l’anno per i Diritti delle donne calpestati in buona parte del globo, nei paesi musulmani, il culmine di una battaglia quotidiana contro i matrimoni imposti, contro gli abusi sessuali sulle bambine legalizzati da matrimoni combinati in moltissimi paesi, contro le mutilazioni sessuali implicitamente ammesse anche in occidente con la solita scusa del “rispetto delle tradizioni”. L’8 marzo dovrebbe essere una giornata nella quale questa lotta quotidiana raggiunge il punto più alto diventando la classica ciliegina sulla torta.

Invece cosa è l’8 marzo? Una scusa per molte casalinghe di uscire con le amiche, di andare a vedere uno squallido spogliarello maschile o, per una sera, di evadere dalla solita routine. Oppure è l’occasione per organizzare conferenze e iniziative, certo meritevoli di lode, ma della durata di un cerino. E poi diciamocelo, quanti si lavano la coscienza regalando un rametto di mimosa alla propria donna?

L’8 marzo avrebbe un senso se fosse un giorno nel quale si fa il sunto di una lotta durata 365 giorni durante i quali non ci si è girati dall’altra parte mentre la donna della porta accanto veniva picchiata, mentre spose bambine vengono date in pasto a vecchi orchi, fatte venire da paesi lontani e segregate in casa, avrebbe un senso se si denunciasse con fermezza che le donne musulmane vengono fortemente discriminate in paesi occidentali, come l’Italia, dove ciò è vietato per legge e per Costituzione. L’8 marzo avrebbe un senso se fosse uno dei 365 giorni di un anno in cui si sono dette le stesse cose che sidicono oggi.

Invece è diventato solo un giorno nel quale ci si lavano le coscienze, dove alle donne si da quella libertà che viene loro negata negli altri 264 giorni.

Non è questo il senso dell’8marzo, non può e non deve essere. Ma so già che queste parole verranno sommerse da tonnellate di mimose, da migliaia di spogliarelli e da una orda di donne assatanate che per un giorno  non si sentono più solo mamme, casalinghe e angeli del focolare, ma donne. Poi domani tornerà tutto come prima.

Bianca B.