Se in queste ore drammatiche parli dei migliori alleati di Putin e del terrore islamico, cioè dei due maggiori pericoli al mondo oltre alla Cina, non ti aspetteresti mai di trovarli proprio alle tue spalle.
Invece è così, l’aiuto al criminale internazionale di Mosca e ai macellai islamici di Hamas arriva dai repubblicani americani, gente che fa dire sul Washington Post a un fine editorialista come Max Boot «mi vergogno di essere americano».
Scrive Boot nel suo lungo e drammatico editoriale: «Non mi capita spesso di vergognarmi di essere americano. Ma questa settimana mi sono vergognato quando il Senato ha rifiutato di sostenere una legge di spesa supplementare che avrebbe fornito circa 61 miliardi di dollari di aiuti urgenti e necessari all’Ucraina oltre a 14 miliardi di dollari per Israele e 20 miliardi di dollari per la sicurezza dei confini».
Lasciamo perdere per un attimo le prese di posizione politiche che sempre escono fuori in questo caso, ma lasciatemi dire che i repubblicani americani non potevano fare regalo migliore a Putin (e ad Hamas). Questo non lo può negare nemmeno il più accanito sostenitore della destra. Anche quelli a cui piace Putin non possono non “apprezzare” l’aiuto repubblicano a Putin e ai tagliagole di Hamas.
«Tutti i repubblicani del Senato, anche quelli che in precedenza avevano sostenuto i finanziamenti all’Ucraina, hanno votato per l’ostruzionismo. La loro posizione dichiarata: Non forniranno un centesimo all’Ucraina a meno che i Democratici non accettino una revisione radicale e draconiana delle leggi sull’immigrazione degli Stati Uniti» scrive ancora Max Boot.
E poi fa un paragone che calza a pennello quando afferma che «non è così che un partito politico serio – o un Paese serio – si comporta durante una crisi mondiale. È come dire al Presidente Franklin D. Roosevelt nel 1941: Non sosterremo gli aiuti alla Gran Bretagna che combatte contro i nazisti a meno che i democratici non abroghino il Social Security Act o riscrivano le leggi sul lavoro».
Ora, non voglio entrare nella diatriba tutta americana sulla “difesa dei confini” o sulla tendenza all’isolazionismo di molti repubblicani, specie quelli vicini a Trump (ma come si fa a pensare a Trump quando si ha Nikky Haley), tuttavia non si può restare impassibili di fronte all’abbandono dell’Ucraina nelle mani di Putin e la negazione degli aiuti a Israele che combatte il terrore islamico.
Ripeto, lasciamo fuori l’ideologia politica, ma qui siamo di fronte ad uno dei più meschini e vigliacchi comportamenti a favore del male che sia sia mai visto dall’abbandono dell’Afghanistan, con la differenza che i Talebani a confronto di Putin e di Hamas-ISIS sono degli angioletti.
Come Max Boot fa notare «gli Stati Uniti hanno già abbandonato alleati, come il Vietnam del Sud e l’Afghanistan. Ma questa volta i costi del sostegno sono molto più bassi (nessun soldato americano è impegnato in combattimenti in Ucraina) e la posta in gioco è molto più alta. L’Ucraina sta combattendo la più grande guerra che l’Europa abbia visto dal 1945. Se perde, Vladimir Putin potrebbe essere incoraggiato ad attaccare altri stati vicini, come le repubbliche baltiche e persino la Polonia, che sono membri della NATO. Altri despoti potrebbero essere incoraggiati ad aggredire a loro volta, a cominciare dal leader cinese Xi Jinping a Taiwan. E poi torneremo davvero al mondo pre-Pearl Harbor, tutto grazie al Partito Repubblicano che ritorna alle sue radici isolazioniste».
E intanto Putin ringrazia, non poteva avere regalo migliore per Natale. Non c’è nemmeno bisogno che aspetti le elezioni sperando che vinca Trump, ammesso che vinca le primarie. Il regalo suicida glielo hanno fatto gli amichetti repubblicani.