Oggi è la giornata decisiva per l’accordo sul nucleare iraniano. Il Presidente Trump potrebbe infatti procedere con la decertificazione unilaterale di quell’accordo, il che non solo non influirebbe minimamente sul contesto di quell’accordo ma potrebbe addirittura favorire l’Iran.
Ad affermalo è Ehud Barak in una intervista pubblicata ieri dal New York Times nella quale l’ex Premier ed ex Ministro della Difesa israeliano invita il Presidente Trump a non procedere da solo contro il pessimo accordo sul nucleare iraniano raggiunto dal gruppo dei 5+1 in quanto una azione del genere potrebbe non solo favorire l’Iran ma quasi sicuramente potrebbe interdire qualsiasi negoziazione con la Corea del Nord.
«Anche se gli Stati Uniti decidono di uscire dall’accordo sul nucleare iraniano nessuno li seguirà, né i cinesi, né i russi e nemmeno gli europei. Servirà solo agli iraniani» ha detto Ehud Barak al New York Times. Barak tocca anche il problema della Corea del Nord affermando che nel caso il Presidente Trump decida di recedere dall’accordo con l’Iran, Kim Jong-un avrà la scusa buona per procedere sulla sua linea dura. «Essi (i nordcoreani n.d.r.) diranno che non ha senso negoziare con gli americani se possono uscire in maniera unilaterale da un accordo firmato da un tempo relativamente breve» ha detto Ehud Barak.
Ma l’ex Premier ed ex Ministro della Difesa di Israele non è l’unico importante personaggio israeliano a sconsigliare al Presidente Trump di uscire in maniera unilaterale dall’accordo sul nucleare iraniano. A fargli compagnia c’è anche Uzi Arad, ex ufficiale del Mossad, esperto di politica estera, Presidente del Israel’s Institute of Defence Studies ed ex consigliere per la sicurezza Nazionale del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu che dalla scorsa settimana ha iniziato un tour negli USA per spingere i repubblicani a far pressioni sul Presidente Trump affinché non esca dall’accordo con l’Iran in quanto farebbe più danni che altro.
«Come molti israeliani penso che l’accordo sul nucleare iraniano sia un pessimo accordo» ha detto ancora Ehud Barak che tra le altre cose era un acceso fautore di un attacco preventivo alle centrali atomiche iraniane «ma ormai l’affare è fatto» ha aggiunto. «Con l’accordo in piedi l’Iran nel breve periodo non rappresenta una minaccia esistenziale per Israele. Potenzialmente lo sarà nel lungo periodo, ma allontanandosi dall’accordo (per quanto pessimo n.d.r.) questo scenario diventerà più attuale» ha ammonito l’ex Premier israeliano.
Cosa ne pensano Netanyahu e gli esperti israeliani?
Il Premier israeliano, Benjamin Netanyahu, non ha mai fatto mistero di osteggiare l’accordo sul nucleare iraniano. Anche nell’ultima sessione plenaria delle Nazioni Unite ha chiesto di revocare o di cambiare l’accordo, ma sulla possibile decertificazione di quell’accordo da parte del Presidente Trump non si è mai espresso. Molti esperti della inteligence israeliana pensano che a questo punto una uscita unilaterale degli Stati Uniti dall’accordo con l’Iran non sia una grande idea, specialmente se come sembra gli americani non ripristineranno le sanzioni all’Iran. In ogni caso su Teheran non peseranno le sanzioni internazionali. «La decisione di uscire dall’accordo con l’Iran avrebbe senso solo se ci fosse un piano preciso per distruggere le capacità nucleari di Teheran» ci ha detto la settimana scorsa un analista israeliano a condizione di anonimato «il che non è da escludere» ha aggiunto. «Tuttavia in questo preciso momento sarebbe un errore strategico per Israele con le truppe iraniane in Siria a posizionate ridosso del Golan». Secondo l’analista la priorità del momento per Israele è proprio la presenza iraniana in Siria e la minaccia rappresentata da Hezbollah. «Con l’accordo sul nucleare iraniano in piedi, Israele potrà concentrarsi sulla minaccia più imminente trascurando quella a lungo termine, ma se gli Stati Uniti decidessero di uscirne gli scenari potrebbero rapidamente cambiare» avvisa l’analista. Ed è questo lo scenario presentato dagli esperti a Netanyahu, uno scenario quindi che complica il quadro invece di renderlo più semplice anche perché è prevedibile che in caso di uscita unilaterale degli USA dall’accordo con Teheran la Russia aumenterà il suo sostegno militare agli iraniani. «Negli ambienti della intelligence si ha l’impressione che sulla vicenda iraniana il Presidente Trump navighi a vista, senza avere nessun piano e la cosa non piace a nessuno» ha concluso l’analista.