Mettereste la volpe a guardia del pollaio? Immaginiamo di no, ma è esattamente quello che ha fatto l’ONU con l’Arabia Saudita eleggendola alla Commissione ONU sullo Status delle donne, cioè in quell’organo intergovernativo deputato a promuovere la parità tra i sessi.
Secondo diverse fonti, tra le quali UN Watch, l’ONU ha appena nominato l’Arabia Saudita membro della UN Commission on the Status of Women per il periodo che va dal 2018 al 2022. Lo ha fatto durante il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite tramite voto segreto (perché segreto?) che ha permesso a ben 15 Paesi europei di votare a favore dell’ingresso dell’Arabia Saudita in quella che dovrebbe essere una delle più importanti commissioni ONU per la tutela dei Diritti della Donne.
Una delle prime reazioni a questa notizia arriva via Twitter proprio da una donna Saudita tra le più note attiviste per i Diritti Umani (che però non vive in Arabia Saudita) che dichiara: «Vorrei trovare le parole per esprimere come mi sento. Io sono saudita è vedo questo come un tradimento». Seguono a ruota le dichiarazione sconcertate del Direttore di UN Watch, Hiller Neuer, che si è detto «sconcertato per questa assurda decisione che insulta i Diritti delle donne di tutto il mondo», ma soprattutto ci si chiede come possano i Paesi europei votare a favore di una decisione di tale assurdità.
L’Arabia Saudita è uno dei Paesi dove le donne hanno meno Diritti (134esima su 145 Paesi, secondo il World Economic Forum’s Gender Gap Rating) e dopo l’ingresso alla Commissione per i Diritti Umani dell’Onu questa è certamente la follia più grossa fatta dalle Nazioni Unite.
Secondo Hiller Neuger a votare a favore dell’ingresso della Arabia Saudita sarebbero stati Belgio, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo, Svezia e Regno Unito ai quali si sono uniti gli Stati Uniti oltre naturalmente a diversi Stati arabi. Sempre secondo il Direttore di UN Watch queste decisioni vengono prese dietro le quinte a seguito di accordi tra gli Stati per cui ci si chiede cosa abbia dato l’Arabia Saudita in cambio di questa nomina.