Le fazioni armate della Striscia di Gaza stanno seguendo da vicino le proteste in corso in Iran, nel timore che possano influenzare i finanziamenti e il sostegno militare che il regime iraniano fornisce loro.
Le proteste popolari in corso sono state innescate dalla morte di Mahsa Amini, avvenuta il 16 settembre sotto la custodia della polizia morale iraniana per aver indossato in modo improprio il suo hijab.
La morte di Amini ha fatto infuriare l’opinione pubblica iraniana che si è sollevata contro le politiche del regime.
L’Iran è l’unico Paese al mondo che fornisce apertamente sostegno militare e finanziario alle fazioni armate della Striscia di Gaza, nonostante le occasionali battute d’arresto causate dagli eventi politici nella regione araba.
L’escalation delle proteste dovrebbe avere ripercussioni sul regime al potere in Iran, che finora non è riuscito a fermare le manifestazioni popolari. Le proteste coincidono anche con lo stallo dei colloqui sul programma nucleare iraniano a Vienna, che hanno avuto un impatto negativo sull’economia iraniana.
Nel frattempo, il governo iraniano continua a stringere la morsa repressiva sui suoi cittadini, soprattutto sulle donne, il che non farà diminuire la tensione popolare e influenzerà di conseguenza la politica estera del Paese.
Politici e osservatori palestinesi ritengono che quanto sta accadendo in Iran sia un complotto dell’Occidente che mira a sostenere la resistenza nella Striscia di Gaza, indebolendo il tessuto sociale iraniano, cambiando il regime al potere e provocando una guerra interna per indebolire le componenti interne dello Stato, principalmente il Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche.
Una fonte militare ben informata della Jihad islamica ha dichiarato, a condizione di anonimato: “La leadership della Jihad islamica sta seguendo con grande preoccupazione l’inquietante escalation delle proteste all’interno dell’Iran e se il regime ne sarà colpito. Siamo preoccupati che le proteste influenzino anche il futuro del sostegno iraniano al movimento, poiché la Jihad islamica dipende principalmente dal supporto finanziario e militare dell’Iran“.
Hamas ha invece rifiutato di commentare le proteste in Iran.
Ismat Mansour, esperto di affari israeliani con sede a Ramallah, ha dichiarato che le proteste in Iran hanno aumentato le preoccupazioni degli alleati iraniani nella regione, soprattutto perché le manifestazioni sono sostenute da partiti ostili all’Iran e ai suoi procuratori regionali e hanno lo scopo di indebolire il regime.
Ha dichiarato: “L’attuale situazione in Iran non minaccia la continuità del sostegno [alle fazioni di Gaza]. Ma se in seguito le proteste si espandessero ad altre città, indebolirebbero certamente il regime al potere, con ripercussioni negative sulle sue capacità finanziarie e, di conseguenza, sulle sue relazioni estere“.
Mansour ha osservato che le fazioni armate della Striscia di Gaza guardano con attenzione a ciò che accade all’interno dell’Iran, in particolare la Jihad islamica, che è il principale braccio iraniano all’interno della cosiddetta “Palestina” e riceve da Teheran tutto il suo sostegno militare e finanziario, a differenza di Hamas, che riceve dall’Iran più sostegno militare che finanziario.