So benissimo che non dovrei parlare di “loro” e di “noi”, che quelli bravi non fanno mai questa distinzione perché chiunque lo faccia è – bene che vada – un islamofobo. Male che vada è un fascista razzista.
Sinceramente non mi sento né islamofobo né, tanto meno, un fascista razzista. Mi sono però stufato che chiunque parli del fatto che l’Islam ci ha dichiarato guerra l’11 settembre 2001, venga considerato alla stregua di un razzista/fascista.
Che poi, per assurdo, se parli così dell’Islam sei fascista, ma con quelli che ammazzano la gente per strada se non rispettano la Sharia e chiudono le donne sotto 20 Kg di lana bisogna parlarci, ci dobbiamo dialogare.
Questa cosa mi fa impazzire. Mi fa impazzire di rabbia vedere i barbuti afghani (o sono pachistani?) gioire per aver sconfitto la più grande potenza del mondo, vederli con qui frustini che si usano per i maiali e per le pecore picchiare le donne che contestano la Sharia o gli uomini che provano a raccontare al mondo quanto sia velenoso l’Islam dei talebani.
Mi fa impazzire pensare a quanto godano gli “islamisti moderati” che in occidente vorrebbero portare il cosiddetto “islam politico” ad essere un attore politico, nel vedere i loro correligionari applicare quella legge che anche loro applicherebbero volentieri in questo corrotto occidente.
Mi fa impazzire dover ammettere che hanno vinto loro dove per “loro” intendo proprio i musulmani, l’Islam.
Ma quello che più di tutto mi fa impazzire è avere la consapevolezza che loro non hanno vinto perché sono più forti, ma perché noi ci siamo arresi.
Abbiamo combattuto per venti anni con le mani dietro la schiena e con il fucile del politicamente corretto puntato alla tempia, e poi alla fine ci siamo arresi.
Mentre noi ci preoccupavamo di combattere rispettando i Diritti Umani, loro se la ridevano (e se la ridono) aspettando pazientemente che noi ci si stancasse di riportare in patria le bare coperte dalle bandiere.
D’altra parte ce lo hanno scritto nel loro “manuale” che per costruire il califfato globale devono essere pazienti, applicare la teoria della gradualità e aspettare fiduciosi.
Intanto si sono ripresi l’Afghanistan e possono (ri)cominciare a costruire il califfato islamico. Possono farlo proprio da quello che doveva essere la loro bara, da quello che ci avevano venduto come la giusta punizione per chi aveva coperto gli attentatori dell’11 settembre.
Ora sappiamo che non li possiamo battere se non cambiamo le carte in tavola, se cioè non deroghiamo per il tempo necessario il politicamente corretto e il combattere con una mano legata dietro la schiena.
Lo so, tutto questo non ci rappresenta ed è terribilmente fascista. Ma l’alternativa è avere tanti Afghanistan, tanti Kurdistan (siriano), tanti Iraq e via dicendo. L’alternativa è la resa senza condizioni.