Perché Zelensky sbaglia a prendersela con Israele

by 9 Giugno 2022

Partiamo da un paio di premesse: la prima è che difficilmente si conoscono le mosse di Israele, sia per quanto riguarda la politica con i nemici, sia per quanto riguarda quella con gli amici. Fatti salvi gli interventi di ordine umanitario, per il resto di solito è buio completo, così come deve essere.

La seconda è che Israele è un paese in guerra dalla sua nascita e ancora oggi corre rischi esistenziali molto seri, quindi ha da pensare alle cose sue prima di pensare a quelle degli altri.

Ho voluto fare queste premesse perché ieri l’ambasciatore ucraino in Israele, Yevgen Korniychuk, ha criticato fortemente e ingiustamente il Governo israeliano nonché la stampa israeliana.

L’Ucraina chiede a Israele di venderle Iron Dome per difendere i civili. In alternativa vorrebbe i sistemi David’s Sling e Spyder, sempre prodotti dalla Rafael Advanced Defense Systems.

Su Iron Dome pesa un accordo con gli Stati Uniti che sostanzialmente impedisce a una delle due parti di vendere il sistema antimissile a corto/medio raggio più avanzato della terra a chiunque. Sugli altri due sistemi non ci sarebbero invece problemi se non quello che implicherebbe una discesa in campo di Israele in una guerra che al momento (e sottolineo “ al momento”) non riguarda lo Stato Ebraico.

Secondo l’ambasciatore ucraino Israele si sarebbe opposto anche al trasferimento dei missili anticarro guidati di quinta generazione SPIKE, sempre prodotti da Rafael, dalla Germania all’Ucraina, nonostante Washington e Berlino avessero dato l’autorizzazione al trasferimento. In questo caso a preoccupare Gerusalemme sarebbe la possibilità che il modernissimo missile anticarro possa finire nelle mani sbagliate svelando quindi la sua particolare tecnologia.

Già nel mese di marzo era scoppiata una polemica per il rifiuto da parte di Israele di vendere all’Ucraina il software spia Pegasus, commercializzato dall’israeliana NSO Group. Prima ancora perché Gerusalemme non aveva preso posizione sulla guerra e non aveva fornito aiuto militare a Kiev.

Ora, io e la mia organizzazione siamo fortemente impegnati nella difesa dell’Ucraina, almeno quanto lo siamo nella difesa di Israele. Tuttavia questa volta Kiev potrebbe aver fatto il passo più lungo della gamba ed essersi posta in modo “poco simpatico” nei confronti dei tantissimi sionisti che la sostengono nella guerra contro l’invasore russo.

Sono in moltissimi a detestare Putin (non i russi) e a tifare per la democrazia e per la libertà dell’Ucraina e dell’occidente, ma se è vero che in questo momento il fronte anti-occidentale è in Ucraina è altrettanto vero che quello mediorientale non si è mai pacato.

Israele non può né esporsi con giudizi di merito né tanto meno fornire armi all’Ucraina, specie quelle molto avanzate, perché il rischio che finiscano in mano russa è concreto e questo a Gerusalemme proprio non se lo possono permettere.

Se poi sottobanco Israele decidesse di aiutare Kiev, magari a livello di intelligence, questo è un altro discorso, ma come già detto tempo fa Israele non può in questo momento andare contro Putin. Lo dico veramente a malincuore e con tristezza, ma è la triste verità.

Continuare a pungolare Israele, anche duramente come ha fatto ieri l’ambasciatore ucraino, non solo è inutile ma rischia di allontanare il fronte sionista dalla causa ucraina e questo non dovrebbe succedere.

Franco Londei

Esperto di Diritti Umani, Diritto internazionale e cooperazione allo sviluppo. Per molti anni ha seguito gli italiani incarcerati o sequestrati all’estero. Fondatore di Rights Reporter

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