Mirko (il cognome lo omettiamo per ovvie ragioni) è un italiano che da oltre sette anni lavora in Tunisia per una azienda italiana di abbigliamento. Lo abbiamo incontrato ieri poco prima che ripartisse per Tunisi dopo aver trascorso le vacanze di Pasqua in Italia. Gli abbiamo chiesto com’è la situazione in Tunisia.

D – Mirko, ti appresti a tornare in Tunisia. Che situazione ti aspetta?

R – Sicuramente diversa da quella che c’era prima della cosiddetta “primavera tunisina”. Gli islamisti hanno praticamente preso il potere e condizionano in maniera massiccia la vita tunisina.

D- Puoi farci qualche esempio?

R – Per esempio molte delle donne che lavorano per noi sono state molestate dai salafiti perché vengono a lavorare con un abbigliamento “poco consono alle regole islamiche”. In realtà hanno un abbigliamento normale o che perlomeno lo era fino a poco tempo fa. Adesso vorrebbero che tutte le donne adottassero un abbigliamento di tipo islamico. Alcune ragazze sono state infastidite pesantemente anche con etichette di una certa gravità. In pratica le hanno etichettate come mignotte solo perché vestono in maniera normalissima. Mi hanno detto che nei villaggi interni, dove abbiamo alcuni laboratori, la situazione è addirittura peggiore rispetto alle città. Li le intimidazioni sono molto forti e le donne, per paura, devono accettare di vestirsi in maniera “islamicamente corretta”.

D – Altre cose?

R– La paura, c’è molta paura tra coloro che rifiutano questa “deriva islamica”. Il proprietario del locale dove noi occidentali ci ritrovavamo alla sera dopo il lavoro è stato costretto a chiudere dopo le minacce di morte ricevute perché “serviva i nemici dell’Islam”. Si è rivolto alla polizia ma nessuno ha fatto niente e così dopo alcune minacce più pesanti contro la sua famiglia ha deciso di chiudere. Come lui ce ne sono centinaia. Anche per questo il turismo in Tunisia è crollato. Fino a ieri era una delle maggiori risorse, oggi è praticamente azzerato.  Pochi gironi fa qualche migliaia di giovani ha inscenato una protesta a Tunisi per rilanciare l’idea di uno stato democratico, laico e non islamico, cioè per rilanciare le motivazioni della “primavera tunisina”. Ebbene, nel giro di poco tempo la polizia ha represso violentemente la manifestazione lasciando sul terreno decine di feriti. Peggio di quando c’era Ben Alì. In occidente nessuno ne ha parlato.

D- Come vedi il futuro della Tunisia?

R – Lo vedo buio. Il tunnel dell’islamismo si sta inghiottendo la “primavera tunisina”. Vedo molti giovani demoralizzati che non vedono un futuro democratico per la Tunisia. Le donne sono spaventate e quelle di loro che non lo sono e che cercano di far valere i loro Diritti vengono sistematicamente intimidite. I casi di violenza sessuale sulle donne che “vestono all’occidentale” sono decuplicati e la reazione più comune da parte delle autorità è quella di indifferenza. In fondo se la sono cercata, dicono. Una mia dipendente è stata costretta a cambiare casa perché dopo aver subito una violenza sessuale da parte di un suo vicino è stata etichettata come prostituta  e non come vittima. E’ una situazione assurda. E poi c’è un grandissimo problema economico. Con Bel Alì la situazione era già grave, ma con questo governo è peggiorata enormemente. Molte aziende estere se ne stanno andando altrove. Anche noi stiamo pensando di farlo e se ciò avvenisse almeno 1.200 persone, in maggioranza donne, rimarrebbero senza lavoro. Ma le intimidazioni anche verso noi occidentali hanno raggiunto un livello altissimo. Una volta finito il lavoro si usciva, ora si cerca di rientrare  a casa il prima possibile. Il turismo, come già detto, è crollato e le previsioni non sono affatto rosee. Insomma è un Paese allo sbando che si avvia verso una teocrazia islamica e all’applicazione della Sharia. La fine del sogno tunisino.

Bianca B.