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Il ritorno di Erdogan in Turchia è stato salutato da una manifestazione di estremisti islamici che al suo arrivo in aeroporto hanno inscenato una accoglienza degna di un vero rais. Con cori del tipo “moriremo per te, Erdogan” e anche “andiamo a schiacciare tutti (i manifestanti n.d.r.)” gli estremisti hanno mostrato il proprio amore verso il loro sultano.

E così, dopo le giornate in cui i massimi esponenti del Governo turco avevano cercato di gettare acqua sul fuoco arrivando anche a chiedere scusa per le violenze della polizia, Erdogan butta tutto all’aria e la prima cosa che fa è chiedere l’immediata cessazione delle manifestazione e annuncia che il piano per distruggere Gezi Park andrà avanti così come programmato. Un atteggiamento arrogante che Erdogan giustifica con il rispetto del voto popolare che, secondo lui, gli da il Diritto di fare ciò che vuole.

Nel suo breve discorso agli estremisti islamici che lo hanno accolto in aeroporto Erdogan ha detto che “tra i manifestanti ci sono molti estremisti, alcuni dei quali legati al terrorismo”. Poi ha ringraziato i suoi sostenitori per essere rimasti calmi durante questi giorni ribadendo però che “le manifestazioni contro di lui devono cessare” sottintendendo che la repressione non si fermerà.

Il rischio concreto è che si vada verso una svolta ancora più autoritaria. I segnali che manda Erdogan vanno tutti in questa direzione. La manifestazione in suo favore al suo arrivo, chiaramente organizzata, le dichiarazioni pseudo-religiose (solo Allah può farmi dimettere), l’arroganza con cui nega di trattare con i manifestanti e infine il richiamo alla presenza di estremisti tra i contestatori non fanno ben sperare.

Dal canto loro i manifestanti fanno sapere che andranno avanti e oggi, venerdì di preghiera, si teme che gli estremisti islamici si aggiungano alla polizia e che si scaglino violentemente contro chi contesta Erdogan con conseguenze ancora più gravi.

Sarah F.