La Turchia ha deciso di dare fiducia a Erdogan e di accettare il passo indietro che ben presto il califfo di Ankara imporrà ai turchi, quello della modifica della Costituzione in senso presidenziale che darà ad Erdogan un potere praticamente illimitato.
Le elezioni svoltesi ieri in Turchia sono state a detta del Primo Ministro turco, Ahmet Davutoglu, una dimostrazione di democrazia che hanno dimostrato come il popolo turco abbia scelto la stabilità e la sicurezza in luogo della frammentazione e della insicurezza. Nessuno però dimentica, o almeno non dovrebbe dimenticare, come si è arrivati a questo risultato, come Erdogan abbia messo il bavaglio a ogni media che in qualche modo lo contrastava, gli attentati contro i curdi ancora avvolti dal mistero, la stretta autoritaria sulla libertà di parola. E se si pensa che a Bruxelles vorrebbero che la Turchia entri in Europa con una dimostrazione di “democrazia” come questa, qualche brivido lungo la schiena dovrebbe passare ai fautori dell’Europa democratica.
Ma a quanto pare questo tipo di Turchia “autoritaria” e soprattutto islamica piace molto a certi burocrati di Bruxelles. Piace molto soprattutto alla Merkel anche se non ci è chiaro il motivo di tutto questo apprezzamento verso il califfo di Ankara (o, come lo chiamano, il sultano) visto che la deriva autoritaria e islamista appare palese.
Cosa accadrà ora? Beh, ora il califfo Erdogan potrà cambiare la Costituzione turca e plasmarla a suo uso e consumo mandando alla rottamazione la vecchia Costituzione laica voluta dal fondatore della Turchia moderna, Mustafa Kemal Ataturk. Non è un buon segno e di certo non favorirà la stabilità della regione avere l’ennesimo regime autoritario islamico che può vantare il peso che vanta la Turchia, oltretutto membro della NATO e prossima a entrare negli accordi di Schengen, così come da accordi tra Erdogan e Merkel. E il fatto che la Turchia sia il vero alleato regionale dello Stato Islamico sembra non rovinare il sonno ai burocrati di Bruxelles che continuano a spalancare le porte all’ingresso di Ankara nella UE. Un vero suicidio assistito dei valori fondanti dell’Unione Europea che sembra nessuno voglia evitare.
Scritto da Lila C. Ashuryan