palestina

Mentre il mondo si infiamma e in Siria è in corso una delle peggiori carneficine che la storia ricordi, la preoccupazione principale della Amministrazione Obama, degli sceicchi del Golfo e soprattutto dei pacivendoli di tutto il mondo è ancora la Palestina.

Che chi, come lo sceicco del Qatar, Hamad bin Khalifa al-Thani, arriva a sostenere che le primavere arabe (sic) impongono subito una pace tra Israele e Palestina, una pace che naturalmente deve essere fatta alle condizioni arabe, inaccettabili per Israele. E gli USA che, mentre la situazione in Medio Oriente crolla giorno dopo giorno, impegnano il Segretario di Stato John Kerry in un tour dedicato esclusivamente a perorare la proposta della Lega Araba.

Ma è veramente così importante la questione palestinese? In realtà al momento nel contesto mediorientale di tutte le situazioni in atto è la mano importante. Pensate non solo alla tragedia siriana ma a quello che sta avvenendo in Egitto di nuovo sull’orlo della sommossa interna, di quello che sta accadendo in Libano alla vigilia di nuove elezioni con fazioni contrapposte che quotidianamente si combattono e con il rischio molto concreto si essere trascinato nella guerra siriana. Pensate alla Tunisia e all’Algeria, alla Libia e alla Turchia, anch’essa in situazione delicatissima per via della faccenda siriana. Il Medio Oriente sta letteralmente esplodendo e gli Stati Uniti e la Lega Araba credono che risolvendo la questione palestinese come per magia tutto il resto tornerà al suo posto.

La realtà è ben diversa. A parte che una eventuale soluzione della questione palestinese  non risolverà proprio un bel niente e poi, siamo sicuri che i palestinesi la vogliono veramente una soluzione? Per non parlare poi di  tutti quei movimenti che girano intorno e lucrano milioni di dollari proprio sulla Palestina. A giudicare dai sondaggi arabi la maggioranza dei palestinesi non vuole una soluzione pacifica con Israele ma vuole la cancellazione dello Stato Ebraico. Le percentuali di chi non vuole una soluzione pacifica diventa poi oceanica nel mondo arabo. E se prendiamo la cosiddetta “società civile” filo-palestinese noteremo come la questione palestinese oltre che a fruttare milioni e milioni di dollari nasconda un sostanziale sentimento antisemita piuttosto che un legittimo sentimento di simpatia verso la Palestina. Insomma, la questione palestinese viene usata per manifestazioni antisemite che poco hanno a che fare con la soluzione del problema, anzi, è il problema stesso che viene messo in dubbio e identificato unicamente con l’esistenza di Israele.

Non ci vuole molto per capirlo, basta andare a una qualsiasi manifestazione pro-Palestina e sentire cosa dicono di Israele e degli ebrei. Non si parla di pace o di proposte accettabili che prevedano l’esistenza di Israele. In compenso si parla di “lobby ebraiche” e di “potere ebraico” come fossero i mali di tutto il mondo. Si sente urlare “morte a Israele” e non parole di pace. Si distorce la storia passata e si altera quella presente in configurazione prettamente antisemita. Ogni manifestazione di odio verso gli ebrei prevede bandiere palestinesi, persino se organizzate dall’estrema destra.

E allora cosa diventa la bandiera della Palestina se non il simbolo dell’odio antisemita? Cosa rappresenta la Palestina per questa gente se non un mezzo per celare l’odio antisemita e per raggiungere la tanto agognata distruzione di Israele? Vogliamo dirla tutta? A questa gente dei palestinesi non frega un piffero, basti vedere come hanno reagito al massacro di palestinesi in Siria (1.287 morti palestinesi senza che nessuno abbia fatto un fiato), a loro importa solo attaccare Israele, l’ebraismo  e puntare dritto alla distruzione dello Stato Ebraico con ogni mezzo. Non capire questa realtà significa negare l’evidenza.

Sharon Levi