A seguito di questo nostro articolo ci scrive l’Avvocato Luca Bauccio (come vede caro avvocato noi il suo nome lo facciamo, non ci limitiamo a dire che fu l’avvocato di Abu Omar) intimandoci, in qualità di legale rappresentante di Samantha Comizzoli, di rimuovere quell’articolo in quanto contiene affermazioni “gravemente lesive dell’onore e della reputazione della mia assistita”.

Non lo faremo e le spieghiamo perché.

In primo luogo per coerenza. Noi non abbiamo affermato, come dice lei nel suo messaggio, che la sua assistita “avrebbe saputo in anticipo della loro prossima uccisione” ma che avrebbe saputo in anticipo del loro prossimo ritrovamento dato che i tre ragazzi erano morti da un bel po’.

intifadaNel suo video-messaggio lei ricostruisce quella che definisce “la fandonia e lo scandalo” con riferimento, prima di tutto, alla fotografia incriminata della sig.Comizzoli con le tre dita alzate davanti al forno. Quella squallida fotografia noi l’abbiamo appena menzionata (citando un altro articolo) proprio per non fare pubblicità gratuita alla sig.ra Comizzoli, ma dato Lei che la tira in ballo ne parliamo ora. Lei nella su appassionata difesa della sua assistita afferma che “Samantha Comizzoli fa un segno, il segno dell’intifada che tutti fanno in Palestina e indipendentemente dal numero 3 dei giovani israeliani trovati”. Ci perdoni ma non è vero, quello non è affatto il segno dell’intifada, che invece viene notoriamente fatto da due (DUE) dita come può vedere nella foto qui a fianco. E’ così da sempre. Le tre dita alzate sono il frutto di una recentissima campagna virale riferita ai tre ragazzi israeliani rapiti e poi uccisi, campagna che la sua assistita ha contribuito a diffondere pubblicando decine di fotografie con quel segno (anche di bambini) sulla sua pagina Facebook. E a proposito della sua pagina Facebook, se veramente è come dice Lei, cioè che la sua assistita è stata fraintesa, come mai la sig.ra Comizzoli ha reso inaccessibile la pagina e, per quanto ci risulta, ha cancellato in tutta fretta interi album fotografici? Perché non ha dato modo a tutti di vedere cosa aveva scritto VERAMENTE sotto quelle fotografie? Se fosse stata in buona fede avrebbe lasciato la pagina in bella vista e avrebbe permesso a tutti di constatare la sua buona fede. Per fortuna che internet, con tutti i suoi difetti, ha un paio di pregi che si chiamano “screenshot” e soprattutto “cache”.

Ma veniamo al punto saliente della sua “accusa” nei nostri confronti, quello cioè relativo al messaggio sibillino (domani mi sa che mi faccio fare una foto senza dita e relativo emoticon) e alla nostra accusa di essere connivente con il terrorismo. Dando per scontato, checché ne dica lei, che le tre dita rappresentavano i tre ragazzi israeliani rapiti e poi purtroppo uccisi, un messaggio del genere lanciato diverse ore prima del loro ritrovamento lascia chiaramente supporre che la sig.ra Comizzoli sapesse in anticipo del loro prossimo ritrovamento. Se a questo aggiungiamo che i corpi dei tre ragazzi sono stati ritrovati a seguito di una segnalazione volta più che altro ad allentare la tensione in Cisgiordania (o perlomeno si pensa che l’obbiettivo fosse quello) non ci vuole un premio Nobel per capire a cosa si riferiva quel messaggio. E anche in questo caso, se la sua assistita fosse stata in buona fede poteva lasciare aperto l’accesso alla sua pagina Facebook e lasciare che la gente vedesse e giudicasse. Ma come sappiamo si è precipitata a chiudere tutto e probabilmente a cancellare(diciamo probabilmente perché non avendo accesso alla pagina non possiamo vedere nulla se non alcuni album vuoti e altri “meno compromettenti” perfettamente visibili). E la “collusione con il terrorismo”? Lei afferma che la sua assistita è antisionista e non antisemita, che quello che noi umili mortali consideriamo “terrorismo” la sua assistita la chiama “resistenza”. A parte che ci sarebbe da discutere sulla differenza che c’è tra l’essere antisionista e antisemita, ma lasciamo stare, andiamo invece al concetto di “resistenza”. E’ lo stesso concetto che avevano i sostenitori delle Brigate Rosse, non erano terroristi ma resistenti armati. Ora però succede che la legge consideri un gruppo come quello di Hamas un gruppo terrorista esattamente come succedeva per le Brigate Rosse e che per la legge chiunque affianchi o sostenga questo gruppo commette un reato. Lei dirà: e la libertà di opinione dove la mettiamo? Se Samantha Comizzoli considera “resistenti” un gruppo universalmente riconosciuto quale terrorista è un suo Diritto. E invece no, perlomeno non per la legge italiana e per quella di quasi tutti i paesi occidentali. O meglio, per essere ancora più precisi, ognuno ha il Diritto di avere la propria opinione a condizione che non collabori attivamente con chi è considerato fuorilegge. Quindi la sua assistita ha tutto il Diritto di pensare ciò che vuole a condizione che non abbia attività che riconducano a quel gruppo terrorista. E sinceramente quel messaggio sibillino fa pensare l’esatto contrario. Quindi si rilegga bene l’articolo perché nessuna afferma, come dice lei, che Samantha Comizzoli “è l’autrice del sequestro”, questa è una sua fantasia (bella grossa) ma che se sapeva significa che ha contatti con i terroristi. Se poi qualcun altro ha dedotto che sia l’autrice del sequestro sono solo affari suoi. Il discorso riguardante il fatto che alcune ONG siano a stretto contatto con i terroristi e che fomentino solo odio è un lungo discorso da fare nelle aule competenti (e sarebbe proprio ora di farlo e quindi lo faremo).

Per tutti questi motivi non riteniamo di dover togliere quell’articolo, di non dover cedere a intimidazioni di questo tipo. Già in passato ci siamo trovati nella condizione di dover rettificare articoli e addirittura di doverli togliere perché effettivamente avevamo sbagliato. Lo abbiamo ammesso senza problemi e abbiamo agito di conseguenza. Noi non siamo come la sua assistita che diffonde notizie false e quando viene smentita invece di rettificare e scusarsi accusa chi l’ha smascherata di essere “sionista”. E per dimostrale ancora di più la nostra buona fede abbiamo preso per buona una notizia diffusa dalla sua assistita nella quale afferma che “in ogni casa entrano circa 300 soldati, è un disastro. Rompono tutto e, dove li trovano rubano i soldi. In tutto si portano via nella prima ondata 2000 euro, nella seconda 800 shekel”. Siccome riteniamo che sia del tutto riprovevole che soldati israeliani entrino in gran numero in una casa e rubino gli averi dei residenti e siccome la sua assistita è stata così precisa nel riportare il fatto ci siamo sentiti il dovere di segnalare la cosa alle autorità israeliane affinché approfondiscano la questione riguardante questo episodio testimoniato dalla sua assistita, questo naturalmente con la speranza che la sig.ra Comizzoli collabori con le autorità per l’identificazione dei responsabili. Non vorremmo che anche questo post scompaia improvvisamente come la sua pagina Facebook. Troppo facile tirare il sasso e nascondere la mano.

Nota a margine: è la seconda volta che parliamo della sua assistita (che lei definisce “star del web”) e non lo faremo più se non nelle sedi competenti e con le persone competenti. Non riteniamo opportuno farle ulteriore pubblicità per quel poco che naturalmente può fare un siterello misero come il nostro rispetto a una “star del web”.

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