Aiutare la mafia si può e non è reato

Non voglio entrare nel merito della decisione presa ieri dalla Cassazione in merito al processo contro il Senatore PDL Marcello Dell’Utri, amico di Berlusconi e fondatore di Forza Italia, non voglio e non posso, non sono qualificata a farlo e quindi non farò come fanno in tanti che gioiscono o condannano questa decisione. No a me interessa un altro aspetto di quella sentenza, quello che riguarda il “concorso esterno in associazione mafiosa”.

Secondo quello che apprendiamo dai supremi giudici il “concorso esterno in associazione mafiosa” non esisterebbe, cioè se uno favorisce la mafia dall’esterno (nel senso che non è affiliato alla mafia) non commette reato. In sostanza quel reato voluto fortemente da Giovanni Falcone per far luce su quella zona grigia che unisce colletti bianchi e mafiosi viene sostanzialmente cancellato. A farlo è stato il Giudice Iacoviello quando ha affermato che «il concorso esterno è ormai diventato un reato autonomo, un reato indefinito al quale, ormai non ci crede più nessuno».

Lungi da me fare polemiche o travestirmi da sapiente giurista, ma se non sono improvvisamente impazzita quello che ha detto il giudice Iacoviello è sostanzialmente una sorta di depenalizzazione del reato di “associazione esterna”, cioè se uno favorisce la mafia dall’esterno non commetterebbe alcun reato. Magari qualcuno potrà smentirmi, ma io la vedo così.

Gioiscono gli amici degli amici perché a questo punto potranno fare affari con le peggiori figure di questo Paese senza rischiare di essere incriminati in quanto le decisioni della Cassazione fanno legge. Ripeto e ribadisco che non entro nel merito della sentenza Dell’Utri, di cui ho una idea tutt’altro che “onorevole”, vorrei solo evidenziare quella che secondo me è una delle peggiori pagine della storia della Cassazione. Uno schiaffo a tutti coloro che sono morti nel tentativo di dipanare la nebbia che circonda la zona grigia attorno la mafia e la politica.

Bianca B.

redazione

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