Offese al profeta Maometto. Così in Algeria un convertito al cristianesimo si è visto affibbiare una condanna a tre anni di carcere dopo che su Facebook aveva criticato l’islam politico.
Si chiama Slimane Bouhafs l’uomo convertito al cristianesimo che sulla sua pagina Facebook ha osato criticare i metodi repressivi delle autorità algerine e in particolare quella che a suo dire è una vera e propria discriminazione verso i cristiani. Sul suo profilo si possono vedere alcune sferzanti critiche verso gli imam che predicano la poligamia, verso l’Islam politico ma nessuna offesa a Maometto. Eppure il tribunale di Setif lo ha condannato a cinque anni di carcere, poi ridotti a tre, per presunte offese al Profeta, una decisione che ha scatenato le dure proteste della organizzazioni per la difesa dei Diritti. Amnesty International ha chiesto la sua immediata scarcerazione, così come Human Rights Watch che parla di “decisione incostituzionale”. Ma il Procuratore del tribunale di Setif ha ribattuto alle accuse affermando che Slimane Bouhafs è stato condannato in base all’Articolo 144-bis che punisce le offese al Profeta e la denigrazione dei precetti e del dogma dell’Islam, quindi la condanna è stata inflitta a norma di legge.
La decisione del tribunale di Setif riapre tuttavia una questione delicata non solo per l’Algeria ma per tutto il mondo islamico, quella che riguarda la tutela delle minoranze religiose e in particole, come nel caso di Slimane Bouhafs, la tutela di coloro che si converto a un’altra religione diversa dall’Islam. In molti Stati musulmani che si dichiarano “tolleranti” esistono in realtà leggi che discriminano fortemente le persone di una religione diversa dall’islam e che addirittura sono particolarmente dure con chi si converte. Non è raro infatti trovare leggi che puniscono direttamente o indirettamente la apostasia. L’Algeria è uno di questi e il caso di Slimane Bouhafs sembra essere solo l’ultimo di una lunga serie di casi in cui chi non è musulmano o si è convertito viene fortemente discriminato e spesso punito. A denunciarlo è la Lega Algerina per i Diritti Umani che chiede al Governo algerino di cambiare il suo codice penale troppo legato alla Sharia.
Colpisce in tutto questo il silenzio tombale, quasi intimidito, della Chiesa Cattolica che invece di far sentire la propria voce contro le violenze e le discriminazioni nei confronti dei cristiani continua a parlare di costruire ponti verso l’Islam.
Scritto da Sonia M.
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