Oggi il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian ha tenuto una conversazione telefonica con il suo omologo ucraino, Dmytro Kuleba, riaffermando che Teheran non ha fornito alla Russia droni da utilizzare nella guerra in Ucraina.
Secondo Amirabdollahian «la politica dell’Iran è totalmente trasparente ed è contro la guerra».
Quindi ci sarebbe da supporre che gli oltre 150.000 missili in mano ad Hezbollah, quelli della Jihad Islamica palestinese e quelli di Hamas siano arrivati in Libano e a Gaza per un intervento divino e non siano partiti da Teheran, così come i droni con i quali i ribelli Huthi dello Yemen colpiscono l’Arabia Saudita.
Quando il ministro degli esteri ucraino gli ha fatto notare che i droni abbattuti, una volta smontati e analizzati si sono dimostrati chiaramente di produzione iraniana, Amirabdollahian ha continuato a negare l’evidenza affermando che «l’Iran ha avuto l’esperienza della guerra imposta (quella contro l’Iraq n.d.r.) ed è quindi contraria alla guerra in Ucraina, Yemen e altrove».
Il ministro degli Esteri iraniano ha quindi dichiarato che: «abbiamo buoni legami con la Russia e abbiamo avuto una cooperazione in materia di difesa in passato, ma la nostra politica nei confronti della guerra in Ucraina è rispettare l’integrità territoriale dei paesi, non inviare armi alle parti in conflitto e fermare la guerra e lo sfollamento del popolo».
Purtroppo per l’Iran, nessuno crede più alle bugie degli Ayatollah, specie perché il loro intervento in Ucraina così come in Libano, a Gaza e in Yemen è così evidente da esse quasi palese.
Quindi, o i droni iraniani sono arrivati in Russia per un intervento divino, così come le decine di migliaia di missili e droni in Libano, Gaza e Yemen, oppure il Ministro degli esteri iraniano Hossein Amirabdollahian difende l’indifendibile.