Brutta cosa l’emozione del momento. Dopo gli attacchi di Parigi tutto il mondo sembra essere concentrato unicamente sul Daesh (acronimo arabo per definire lo Stato Islamico o ISIS) considerandolo a ragione un minaccia globale e pericolosissima. Ma come sempre avviene in questi casi si guarda al dito e non alla luna.

Da quando il Daesh è nato gli unici che ne hanno tratto un vantaggio strategico visibile sono gli iraniani. Obama sin da subito li ha visti come il contrappeso regionale alla espansione dello Stato Islamico e loro, gli iraniani, non hanno fatto assolutamente nulla per perdere il treno. Hanno lasciato che il Daesh si espandesse fino a un certo punto in Siria e in Iraq, due feudi iraniani, senza muovere un dito sebbene abbiano indubbiamente uno degli eserciti più potenti, ben armati e addestrati del Medio Oriente. Eppure potevano intervenire e fermali in pochi giorni. Ma la contropartita dell’essere il contrappeso del Daesh era troppo importante per Teheran per fermare l’ISIS, la contropartita era la fine delle sanzioni internazionali e un vantaggioso accordo sul nucleare.

Teheran ha messo in campo tutta la sua furbizia diplomatica in questa partita a scacchi e alla fine ha vinto su tutta la linea. Ha ottenuto la fine delle sanzioni, un accordo sul nucleare iraniano che non impedisce agli Ayatollah di avere la bomba atomica e in più ne ha approfittato per posizionare i suoi uomini in Siria, proprio al confine con Israele. Per l’Iran il Daesh è stata una vera e propria manna dal cielo.

Questa bramosia internazionale di combattere il Daesh usando l’Iran, bramosia del tutto ingiustificata visto che gli unici che combattono e battono il Daesh sul terreno sono i peshmerga curdi, ha portato la comunità internazionale e la opinione pubblica a chiudere gli occhi sul pericolo iraniano, un pericolo ben più grave di quello rappresentato dal Daesh.

Provate a immaginare la pericolosità di uno Stato estremista islamico, com’è l’Iran, dotato delle più moderne armi e in più di una bomba atomica. E adesso pensate alle differenze tra Iran e Daesh. Trovate? Naturalmente no perché non ci sono. Sia in Iran che nello Stato Islamico si applica la Sharia nella sua forma più stretta. Sia in Iran che nel Daesh qualsiasi violazione della Sharia viene punita con pesanti pene che possono arrivare fino alla pena di morte. Sia l’Iran che lo Stato Islamico vogliono esportare il loro modello in tutto il mondo (in Iran lo chiamano “esportazione della rivoluzione islamica” ma il concetto è lo stesso). E adesso valutate chi tra i due è più pericoloso.

Naturalmente non voglio affermare che il Daesh non sia pericoloso, gli attacchi di Parigi confermano appieno la sua pericolosità, quello che vorrei far capire è che rivolgersi all’Iran per combattere l’ISIS è uno degli sbagli più grossi (l’ennesimo) che la comunità internazionale possa fare, specie se si arriva a ripagare l’impegno iraniano con concessioni con le quali dovremo fare i conti in un prossimo futuro.

Se gli attacchi di Parigi hanno confermato senza ombra di dubbio che il Daesh è pericolosissimo e letale, non possiamo dimenticare che la cura potrebbe essere più devastante della malattia, specie se quella cura di chiama Iran. Lasciarsi trasportare dall’emozione del momento scaturita dagli attacchi di Parigi e dare mano libera all’Iran è un errore madornale che rischiamo di pagare a caro prezzo. Giusto quindi combattere il Daesh ma senza però perdere di vista il vero pericolo per il mondo che non è un gruppo di terroristi seppur feroci e spietati ma messi in difficoltà da una reazione come quella dei peshmerga curdi, ma è uno Stato parte della comunità internazionale che si accinge a entrare nel club delle potenze nucleari, l’Iran.

Scritto da Maurizia De Groot Vos