Il Segretario alla Difesa USA, Leon Panetta, ha invitato Israele a “non agire da solo con l’Iran” e a “considerare tutte le conseguenze a livello globale di un attacco all’Iran”. Lo ha fatto ieri intervenendo al Saban Center for Middle East Policy di Washington.
Secondo Panetta un attacco israeliano all’Iran potrebbe avere gravissime conseguenze economiche per tutto il mondo. A preoccupare maggiormente l’Amministrazione USA è il possibile blocco dello Stretto di Hormuz più volte minacciato dall’Iran, fatto questo che bloccherebbe completamente il flusso di petrolio dai paesi del Golfo. Non solo, secondo Panetta una guerra su vasta scala con l’Iran potrebbe innescare un aggravamento dell’attuale crisi economica per le ripercussioni che avrebbe sui mercati mondiali e sulle fragili economie europee.
Pur identificando l’Iran come la “maggior minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti”, Leon Panetta ha insistito sull’applicazione di nuove e più rigide sanzioni contro Teheran per costringere gli iraniani a rinunciare al loro programma nucleare mettendo l’opzione militare solo come “ultima ed estrema ipotesi”.
A Gerusalemme il discorso di Panetta è stato accolto con molta freddezza. Fonti del Governo israeliano fanno sapere di non sottovalutare i rischi connessi ad un eventuale conflitto con l’Iran, ma è un dato di fatto che fino ad oggi le sanzioni non hanno fermato la corsa al nucleare degli Ayatollah. Oltretutto c’è da aggirare l’ostilità a nuove sanzioni di Russia e Cina. Se infatti, come sembra, l’Europa e gli Stati Uniti inaspriranno nei prossimi giorni le sanzioni contro Teheran, Russia e Cina hanno già detto che per quanto li riguarda non intendono rispettare le restrizioni, il che vuol dire che anche in questo caso le sanzioni occidentali non avranno alcun effetto.
«Siamo consci delle preoccupazioni americane – fanno sapere da Gerusalemme – ma siamo anche perfettamente consapevoli che lasciare che l’Iran si doti di armi nucleari è un pericolo troppo grande per la sopravvivenza di Israele. Sono anni che aspettiamo che l’Iran interrompa volontariamente il suo programma atomico con il risultato che oggi più che mai Teheran è vicinissima a dotarsi di armamento nucleare. Non possiamo più aspettare e Panetta non propone alternative valide ad un attacco militare».
Nel frattempo è in atto una vera e propria escalation diplomatica europea contro Teheran, dopo che nei giorni scorsi un gruppo di Basjii travestiti da studenti aveva attaccato l’ambasciata britannica a Teheran. Ieri anche l’Italia ha richiamato il proprio ambasciatore in Iran “per consultazioni”. Alla diplomazia si aggiunge una aumentata ma discreta pressione militare che si concretizza con lo spostamento di unità navali inglesi e americane nel Golfo Persico. Queste mosse fanno pensare che, nonostante le parole di Panetta, anche inglesi e americani siano ormai convinti dell’inefficacia delle sanzioni economiche e che l’unico modo per fermare la corsa all’arma atomica degli Ayatollah sia un intervento militare.
Secondo Protocollo Israel