Attacco antisemita a New York: vogliamo fare qualcosa o ci arrendiamo?

29 Dicembre 2019

L’ennesimo attacco antisemita a New York, l’ultimo di una lunga serie, è avvenuto ieri sera alle 21:50 ora locale (la notte da noi) nella casa di un rabbino nel sobborgo di Monsey.

Cinque persone sono state colpite con un grosso pugnale o un machete. Due delle vittime sono in gravissime condizioni.

L’aggressore, sembra un afroamericano con il volto semi-coperto, sarebbe stato arrestato dalla polizia di New York nel quartiere di Harlem, ma questa notizia nel momento in cui scrivo non è stata ancora confermata.

Se però queste prime indiscrezioni venissero confermate, sarebbe escluso un attacco di matrice antisemita di destra (difficile che un afroamericano di Harlem faccia parte della destra xenofoba) e prenderebbe vigore l’ipotesi di un attacco islamista.

Questa breve ricostruzione dei fatti non vuole essere un modo per indicare una matrice piuttosto che un’altra, l’antisemitismo è talmente trasversale che non ha alcun senso indagare o speculare su quella o su quell’altra matrice.

Quello che invece andrebbe discusso è l’incredibile aumento dell’antisemitismo in tutto il mondo. Oggi per un ebreo è difficile girare indisturbato con la tradizionale Kippah o con la stella di David al collo, in qualsiasi parte del mondo. Come minimo si becca qualche insulto verbale. Spesso viene aggredito.

Non è possibile fare una classifica dell’odio antisemita perché, come detto, è talmente trasversale che non è facile stabilire chi sia più antisemita tra i musulmani, la destra estrema o l’estrema sinistra.

Quello che appare certo è che la religione ebraica è l’unica a dover difendere i propri luoghi di culto o le proprie scuole con uomini armati. La persona di fede ebraica è l’unica a dover farsi riconoscere “con prudenza”.

Si parla tanto di “islamofobia” ma non risulta che le persone di fede islamica vengano accoltellate per strada o che durante i festeggiamenti di qualsivoglia ricorrenza islamica le comunità musulmane vengano attaccate. Non c’è traccia di attacchi a negozi Halal o a scuole islamiche.

L’antisemitismo è un sentimento che unisce le peggiori correnti politico-religiose del mondo e, al contrario di quanto avviene con l’islamofobia, porta quasi sempre ad una aggressione, che sia sui social oppure “on the road”.

Sotto la bandiera dell’odio anti-ebraico possiamo davvero trovare di tutto, dal musulmano al nazista, dal comunista al personaggio pubblico che usa il dilagare di quest’odio miserabile per farsi un nome (Chef Rubio insegna).

Ora però è davvero arrivato il momento di porre rimedio a questo impressionante dilagare di attacchi antisemiti, spesso nascosti dietro all’antisionismo, come se le due cose fossero separate.

È arrivato il momento di leggi più severe contro chi, sui social o su qualsiasi mezzo di propaganda, diffonde odio anti-ebraico che spesso porta a passare dalle parole ai fatti.

Non possiamo più allegramente sottovalutare il dilagare dell’odio antisemita sui social, non possiamo sottovalutare il ritorno prepotente dell’antisemitismo “politico” che abbia una matrice di destra o di sinistra, che spesso viene propagato proprio attraverso mezzi di comunicazione di massa.

È ormai chiaro che la legislazione corrente non pone nessun rimedio a questo fiume di odio antisemita. Servono leggi nazionali ed extra-nazionali che tutelino il diritto di essere di fede ebraica e che lo facciano con più decisione di quelle attuali.

Ed è anche arrivato il momento di dire con chiarezza e senza paura che esiste una connessione tra islam integralista e movimenti politici estremi di destra e di sinistra.

Uno come Jeremy Corbyn andrebbe incarcerato non votato. Una come Ilhan Omar andrebbe messa immediatamente sotto processo dal suo stesso partito e non idolatrata come avviene oggi. Quelle destre apparentemente moderate che però strizzano ambiguamente l’occhio a movimenti nazi-fascisti andrebbero smascherate e punite.

Ma soprattutto, andrebbe ammesso che all’interno del mondo islamico l’odio anti-ebraico viene percepito quasi come un dovere, perché possiamo fare mille classifiche e mille distinzioni, ma è innegabile che proprio dal mondo islamico arriva l’antisemitismo più palese e violento, anche se spesso mascherato dietro a movimenti politici o di opinione non propriamente islamisti.

Dell’attacco antisemita a New York con molta probabilità se ne parlerà solo per qualche ora, fino al prossimo che chissà dove avverrà. E così il problema viene ogni volta rimandato, viene ogni volta sottovalutato mentre in tutto il mondo l’antisemitismo conosce una “rinascita” mai vista prima.

E non mi si dica che questa esplosione di odio anti-ebraico nasce dalle politiche di Israele. Nessuno fa caso alle politiche di Arabia Saudita, Qatar, Turchia, Iran e via dicendo. Nessuno parla di islamofobia legata alle politiche dei regimi islamici. È ora di finirla con questa assurdità.

L’odio anti-ebraico è un odio antico di millenni, quando ancora non c’erano Netanyahu o gli insediamenti. Queste scuse banali lasciamole agli stupidi e affrontiamo il problema per quello che è, cioè ammettendo prima di tutto che esiste un problema di antisemitismo diffuso, trasversale e terribilmente virulento specie a causa dei social.

Le promesse di maggiori controlli non servono più, servono leggi ad hoc severissime, servono sistemi di controllo dei social efficaci e non lasciati a qualche moderatore di chissà dove, perché è proprio dai social che parte questa pandemia antisemita. L’alternativa è la resa e non è una alternativa accettabile.

Franco Londei

Esperto di Diritti Umani, Diritto internazionale e cooperazione allo sviluppo. Per molti anni ha seguito gli italiani incarcerati o sequestrati all’estero. Fondatore di Rights Reporter

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