Due giorni fa era la giornata mondiale contro l’uso dei bambini soldato. Come sempre tante belle parole di circostanza, decine di richieste di soldi per “fare qualcosa” ma di cose concrete ben poche. E poi quel silenzio assordante sui bambini di Gaza che stona come una campana.
A Gaza ai bambini, sin da piccolissimi, insegnano che la guerra è l’unico mezzo di contrattazione, insegnao l’uso delle armi e l’arte del terrorismo. Ieri Hamas ha fatto sapere che nelle scuole di Gaza non verranno usati i testi delle Nazioni Unite perché «ignorano i costumi culturali palestinesi e si concentrano eccessivamente sui mezzi “pacifici” di risoluzione dei conflitti». Insomma, molto meglio insegnare ai bambini l’uso delle armi piuttosto che quello delle parole.
Così, come ha fatto sapere il portavoce del Ministero dell’Istruzione di Hamas, Motesem al-Minawi, ai bambini di Gaza verranno distribuiti testi nei quali si insegna l’odio per gli ebrei, l’uso delle armi, l’uso della “resistenza” come unico mezzo per sconfiggere il nemico e, soprattutto, che morire per la causa palestinese è una cosa giusta e buona che garantirà loro il Paradiso, le vergine e via dicendo. Intere generazioni di nuovi terroristi pronte al macello nel nome di Hamas e del terrorismo islamico.
Avete sentito qualcuno protestare per questa cosa indegna? Qualcuno di tutte quelle Ong coalizzate contro l’uso dei bambini soldato che ha sollevato qualche dubbio sulla scelta di Hamas? Una sola Ong che abbia protestato per i campi di addestramento di Hamas che solo quest’anno ha indottrinato alla guerra oltre 10.000 bambini? Nemmeno una parola.
A Gaza ci sono 463.000 bambini in età scolastica (fonti Onu), un esercito di potenziali nuovi terroristi che verranno instradati alla guerra e al martirio senza che nessuno abbia il coraggio di dire che è una oscenità abnorme che non può e non deve essere permessa.
Sharon Levi