L’immagine più eloquente di questa Lega Nord, o di quello che ne è rimasto, è quella ormai famosissima di Berlusconi che carezza la testa del fido Bossi in occasione della votazione per autorizzare o meno l’arresto di Milanese. Un padrone che carezza il cagnolino obbediente.

Non so onestamente come e se Berlusconi tenga al guinzaglio Bossi, ma di certo il leader leghista non è più quello di una volta. Qualcuno dice che fu Berlusconi a ripianare i debiti della Lega Nord prossima al fallimento finanziario, altri sostengono che la macchina del fango abbia nei suoi cassetti alcuni dossier scottanti sul leader dei lumbard. In pochi però credono che Bossi stia buttando al macero la Lega Nord solo per sostenere Berlusconi a causa di una convinzione.

Quello che appare certo è che la Lega Nord oggi è un partito che se si andasse a votare nell’immediato rimedierebbe un scoppola storica, non perché le idee leghiste siano tramontate o perché il sogno del federalismo reale sia stato gettato alle ortiche, ma perché per sostenere Berlusconi la dirigenza della Lega ha perso di vista quali sono gli obbiettivi della sua base, quegli stessi obbiettivi che le hanno permesso di diventare un grande partito e di raccogliere addirittura quel bacino di voti lasciato libero al nord dal PCI, pur essendo la Lega un movimento di destra.

Occorre fare una riflessione su questo declino, perché credo che sia l’unico caso storico in cui un partito popolare viene mandato al macero solo per sostenere una persona singola e tutte le sue malefatte, solo per difendere un personaggio che oggi in Italia e all’estero viene considerato alla stregua di un giullare quando non di un vero e proprio delinquente. Una persona che ha voluto in Parlamento persone come Dell’Utri e Cosentino, che ha nominato Ministro dell’Agricoltura un indagato per mafia e che mentre l’Italia va a fondo continua a lavorare a leggi che gli possano permettere di evitare i processi.

Si può anche non essere d’accordo con certe posizioni estreme della Lega Nord, ma è indiscutibile che alcune loro idee e ideologie (penso al federalismo puro, alla difesa del territorio, all’attenzione per le piccole aziende ecc. ecc.) sono decisamente degne di nota, o almeno lo sarebbero se solo le avessero portate avanti con serietà e convinzione. Invece nel nome della difesa del “padrone” hanno sacrificato le loro idee migliori e questo chi ha votato per la Lega Nord non può non notarlo.

Oggi la Lega Nord è solo l’ologramma di quella Lega che prometteva ai suoi elettori una Italia migliore, più giusta e federalista. Quelle promesse si sono perse nei rivoli che portano ad Arcore. Peccato, perché in molti (io per prima) ci avevano creduto.

E oggi siamo qui a fare il requiem della Lega Nord, ridotta a ridicoli diktat  (vedi Pontida) presto dimenticati, a promesse non mantenute  o a rispolverare la secessione. E’ la fine di un sogno che per anni aveva coinvolto tutto il Nord e il Centro Italia. Pochi giorni fa Umberto Bossi ha detto che il suo successore sarà suo figlio, il Trota. Ecco, questo è il quadro della Lega attuale che rende benissimo l’idea del perché parlo di “campane a morto”.

Carlotta Visentin