L’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (IGAD) ha reso noto di aver concordato con le parti in conflitto in Sud Sudan un cessate il fuoco temporaneo che dia la possibilità alle due parti di nominare dei negoziatori al fine di arrivare a una soluzione definitiva della controversia.
Ciò nonostante i combattimenti cono proseguiti sul terreno. Secondo alcuni testimoni le forze ribelli fedeli a Riek Machar avrebbero attaccato e riconquistato la strategica città di Bor senza rispettare il cessato il fuoco concordato dalla IGAD.
In una intervista al Sudan Tribune Il primo ministro etiope, Hailemariam Desalegn, ha confermato che rappresentanti del Governo retto da Salva Kiir e rappresentanti di Riek Machar si incontreranno a partire da oggi ad Addis Abeba per discutere un cessate il fuoco permanente. Sul tavolo ci sarebbe la spartizione del potere tra i due contendenti.
In Sud Sudan regna la confusione anche a livello politico. Nessuno sa chi sta dalla parte di chi. Sembra che altre importanti personalità politiche, non solo di etnia Nuer (come Machar), siano propensi per passare alla opposizione. Salva Kiir è fortemente sospettato di corruzione e di tutte le promesse fatte prima di essere eletto Presidente non ne ha mantenute molte. Il Sud Sudan è ricchissimo di petrolio e di altre risorse minerarie, ma nonostante questo è uno dei Paesi più poveri del mondo. La gestione del potere da parte di Sava Kiir non è proprio trasparente e di certo non si può parlare di “sistema democratico”. Tuttavia Kiir può vantare l’appoggio di Stati Uniti e Uganda e vanta buoni rapporti con il Kenia e l’Etiopia. Di contro Riek Machar ha l’appoggio del Sudan interessato a mantenere il controllo del greggio che dal Sud Sudan arriva sul Mar Rosso.
Insomma, siamo di fronte a una situazione complessa, poco chiara e in continua evoluzione, una situazione difficile da analizzare anche per i migliori analisti.
Claudia Colombo
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