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Rights Reporter > Medio Oriente > Come Hamas si sta trasformando da gruppo locale a minaccia globale
Medio OrienteSocietà e cronaca

Come Hamas si sta trasformando da gruppo locale a minaccia globale

By Paola P. Goldberger Published 7 Settembre 2018
4 Min Read
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E se Hamas non fosse più un problema solo israeliano? E se i terroristi che tengono in ostaggio la Striscia di Gaza mirassero a diventare una specie di Hezbollah 2.0? E’ quello che sembra aver scoperto il Mossad, il servizio di intelligence esterno israeliano.

Che Hamas cercasse di copiare la struttura organizzativa dei “cugini” libanesi lo si sapeva da tempo, ma fino ad oggi si pensava comunque a una struttura locale, cioè a una trasformazione di Hamas a livello organizzativo e di alleanze circoscritta però all’area di Gaza e della Giudea e Samaria (Cisgiordania). Invece l’intelligence israeliana ha scoperto che importanti elementi del gruppo terrorista palestinese si sono trasferiti quasi in pianta stabile in Sud America e che collaborano attivamente con la struttura già navigata di Hezbollah, in particolare in Venezuela, in Colombia e nella cosiddetta “zona Tri-Border” quell’area cioè a cavallo tra Argentina Paraguay e Brasile che in pratica è diventata una zona franca per ogni tipo di traffico illecito (leggi il nostro rapporto sulle attività di Hezbollah in Sud America).

Il traffico di droga come fonte di reddito

Hamas sembra molto interessato ad entrare nel bussiness del traffico di droga che per Hezbollah è la principale fonte di reddito.

Dopo il taglio dei finanziamenti al gruppo terrorista palestinese da parte di molti Paesi arabi, per sopravvivere Hamas ha assoluto bisogno di far cassa e la strada più semplice e rapida è quella di entrare nel business internazionale del traffico di droga emulando così Hezbollah che proprio da quel tipo di attività trae enormi guadagni.

Il Mossad ha scoperto che almeno una ventina di importanti elementi operativi delle Brigate Ezzedin al-Qassam si sono trasferiti con identità false in Venezuela e da li si spostano in Colombia, nella zona Tri-Border e persino in Messico. Si tratta della cosiddetta “via della cocaina” e siccome si può escludere che Hamas abbia interessi strategico-militari in Sud America l’ipotesi più logica (o forse l’unica) è che stia cercando di entrare nel business della cocaina, un business che Hezbollah conosce benissimo.

E’ una evoluzione importante di Hamas che non andrebbe sottovalutata. Se prima i terroristi palestinesi facevano cassa “solo” con il contrabbando e con le estorsioni mafiose nella Striscia di Gaza, anche appropriandosi di fondi destinati agli aiuti umanitari, ora quella strada sembra essere chiusa. Logico quindi che cerchino altre fonti di finanziamento. Ma questo comporta un salto di qualità, comporta cioè di uscire dalla dimensione locale per entrare in quella internazionale.

La droga finanzia da sempre il Jihad

Il traffico di droga su larga scala finanzia da sempre il Jihad. I talebani e Al Qaeda esportano tonnellate di eroina dall’Afghanistan. Hezbollah ha quasi il monopolio della cocaina che dal Sud America entra in Europa e con alleanze strategiche con i cartelli messicani controlla una parte del traffico di cocaina che interessa gli Stati Uniti. Ora anche Hamas vuol prendere parte a questo business per finanziarsi in maniera autonoma. D’altra parte l’esempio di Hezbollah che da questo traffico guadagna centinaia di milioni di dollari e li a dimostrare che l’idea funziona.

TAGGED: hamas, hezbollah, sud america, traffico di droga, zona tri-border

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