La guerra moderna non si combatte solo con carri armati e con gli aeroplani, la guerra moderna è una guerra cibernetica, una guerra psicologica e una guerra dell’informazione. A sostenerlo è Amos Yadlin, ex capo dell’intelligence militare israeliana.
Questo spiega il velo di segretezza iniziato nel tardo pomeriggio di venerdì, quando Israele ha bloccato le reti Internet e di telecomunicazioni di Gaza impedendo agli abitanti e ai militanti di condividere ciò che stavano vedendo.
Subito dopo, l’aviazione ha bombardato Gaza City con una massiccia raffica di missili, destinati a spingere i combattenti di Hamas nella loro rete di tunnel.
Poi, poco dopo le 18.00, una vasta falange di carri armati, veicoli blindati, bulldozer, fanti e ingegneri da combattimento è entrata nel nord di Gaza, senza essere vista e senza essere riportata. Un’altra colonna è entrata nel centro di Gaza, avvicinandosi a Gaza City da sud.
Con le comunicazioni interrotte, è stato difficile per Hamas comprendere appieno ciò che stava accadendo o preparare una risposta. Anche i civili palestinesi sono stati presi dal terrore e dall’incertezza, incapaci di mettersi in contatto tra loro per sapere cosa stesse accadendo.
Anche all’interno dello stesso Israele, militari e funzionari israeliani hanno lavorato per distogliere l’attenzione dall’invasione.
Addirittura alle squadre mediche è stato detto di tenere una grande esercitazione per prepararsi a gestire il rilascio di decine di ostaggi presi da Hamas il 7 ottobre. Per alcuni, ciò ha favorito l’impressione che Israele fosse sul punto di compiere un importante passo avanti nei negoziati per la liberazione degli ostaggi, quando invece stava preparando l’operazione a Gaza.
Una volta iniziata l’operazione, i portavoce dell’esercito hanno smesso di rispondere al telefono. A quel punto il blackout informativo era totale.
Sono passate tre ore prima che l’esercito annunciasse ambiguamente che stava “espandendo l’attività di terra” e sei ore prima che un portavoce militare confermasse che le truppe erano all’interno di Gaza.
Sabato, i militari evitavano ancora di descrivere la loro avanzata come un’invasione, limitandosi a notare che le truppe rimanevano all’interno del territorio. Solo la sera stessa il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha annunciato formalmente la “seconda fase” della guerra, 24 ore dopo il suo inizio.
“Le truppe hanno ucciso decine di terroristi che si erano barricati in edifici e tunnel”, si legge in un annuncio dell’esercito israeliano.
Secondo un esperto militare l’esercito israeliano sta stringendo Gaza city in una tenaglia assicurandosi che nessuno esca dalla città. Tuttavia i combattimenti veri e propri non sarebbero ancora cominciati.
Le immagini satellitari hanno mostrato un gruppo di carri armati israeliani vicino alla città di Beit Hanoun, a circa quattro miglia a nord-est di Gaza City. Altre immagini hanno mostrato altri veicoli israeliani blindati raggruppati a circa due miglia a nord di Gaza City.
A sud, sono stati visti carri armati stazionare vicino a un’importante autostrada che collega Gaza City con le zone meridionali dell’enclave.
Gli esperti militari israeliani considerano l’invasione come graduale e progressiva.
“Non è una guerra lampo, non è il tipo di guerra che abbiamo visto nella Seconda Guerra Mondiale”, ha detto il generale Yadlin. “È un movimento molto lento per assicurarci di uccidere tutti i terroristi, di liberare tutti i tunnel e di proteggere le nostre forze. Muoversi velocemente non è una buona idea”.