Il Niger è il quarto produttore al mondo di uranio (dopo Kazakistan, Canada e Australia) ma nonostante questo è uno dei Paesi più poveri al mondo dove più del 60% della popolazione (circa 17 milioni di persone) vive con meno di un dollaro al giorno.
Fino al 2007 tutto l’uranio estratto in Niger veniva comprato dalla Francia e in particolare dalla società che gestisce le centrali nucleari francesi, la Areva. Dal 2004 una piccola parte dell’uranio prodotto in Niger (appena il 10%) viene venduto a una società cinese, la China National Nuclear Corporation.
La Francia ha iniziato a sfruttare massicciamente i giacimenti di uranio nel Niger sin dal 1973 e nel corso degli anni ha costantemente aumentato il suo volume d’affari. Attualmente in Niger circa 117.000 persone estraggono uranio per la Areva.
Bene, si dirà, la Francia da lavoro a un sacco di gente e così aiuta uno dei paesi più sottosaviluppati al mondo a migliorare la propria condizione. Invece no, il contratto che ha la Areva con il Niger è uno schiaffo a qualsiasi concetto di onestà ed lontanissimo da qualsiasi concetto di sviluppo. Basta guardare alle nude cifre per rendersene conto. La Areva ha un bilancio annuale di 9,3 miliardi di Euro (circa 12,5 miliardi di dollari) cioè il doppio di tutta l’economia del Niger che non si basa solo sull’uranio che incide per il 40%.
Dando uno sguardo al contratto si scopre così che la Areva paga l’uranio estratto in Niger solo 65 dollari al Kg contro il prezzo attuale che si aggira ben oltre i 140 dollari al Kg. Non solo, nel contratto c’è la clausola che permette alla Francia di non pagare alcun dazio il che tradotto in cifre equivale a circa 82 milioni di euro che non finiscono nella casse del Niger.
Indicative le parole del Ministro delle Miniere, Omar Hamidou Tchiana: “in 40 anni la Francia ha sfruttato il Niger senza costruire nemmeno una scuola o un ospedale”.
Ora però il Niger vorrebbe cambiare le cose, cioè stracciare il vecchio contratto con la Areva e parametrarlo alle nuove disposizioni costituzionali entrate in vigore nel 2010 le quali prevedono che il frutto delle esportazioni di uranio vada a favore della popolazione e di opere pubbliche, un aggiustamento del prezzo e la libertà di venderlo a chi vogliono loro, l’introduzione di dazi doganali e altre cose che permetterebbero al Niger di avere maggiori entrate dalle miniere di Uranio. Ma la Francia, che ha basato quasi totalmente la sua politica energetica sul nucleare, non ci sta e dal 2010 tergiversa. E quando il Niger ha giustamente alzato la voce sono “improvvisamente” scoppiate rivolte al nord che hanno visto l’intervento “umanitario” della Francia. E poi rapimenti, uccisioni e la presenza di Al Qaeda che “consiglia fortemente” una presenza militare francese. La Francia ha emesso diversi comunicati negli ultimi mesi che sconsigliano le imprese europee a intraprendere qualsiasi attività nel nord del Niger. Un caso? Non lo sappiamo, fatto sta che il Niger continua a essere strangolato dalla Francia, produce ogni anno tonnellate di uranio destinato alle 19 centrali nucleari francesi gestite dalla Areva ma non riesce a costruire un solo ospedale o una scuola con i soldi francesi.
Scritto da Claudia Colombo