Due attacchi islamici ad altrettante chiese cristiane in Egitto nel giorno della domenica delle palme hanno fatto una quarantina di morti e l’unica cosa che siamo in grado di dire è che «speriamo che i terroristi islamici si convertano alla pace».
A parti inverse, se cioè un cristiano avesse tirato un paio di bombe in altrettante moschee uccidendo una quarantina di musulmani, il mondo islamico si sarebbe sollevato dall’Indonesia all’America, avremmo visto manifestazioni oceaniche, ambasciate assaltate, atti di violenza in tutto il mondo, mentre in occidente avremmo condannato l’atto terroristico islamofobo.
Invece i signori islamici, i Fratelli Musulmani de noantri, non hanno fatto sentire nemmeno una voce di denuncia per un attentato chiaramente anti-cristiano, non ci sono state manifestazioni di protesta contro gli assassini islamici, nessuna dichiarazione ufficiale dal mondo musulmano, nessuna scusa, nessun atto di pentimento.
E noi sempre zitti, sempre pronti a porgere l’altra guancia come dei perfetti martiri, come gli agnelli sacrificali sull’altare dell’islam.
Ci ammazzano ovunque, in Europa, cioè a casa nostra, in Medio Oriente dove i cristiani da anni sono costretti alla fuga e non solo in Egitto ma in ogni paese musulmano, in Asia e persino in America. E noi preghiamo che gli assassini islamici si ravvedano invece di parlare di guerra di religione.
Loro, i musulmani, hanno ragione a infischiarsene se ci ammazzano. In fondo chi glielo fa fare di chiedere scusa quando noi non pretendiamo nemmeno una parolina di vicinanza o una parola di condanna? Se la ridono bellamente i Fratelli Musulmani de noantri. Ma se le parti fossero state invertite a quest’ora avrebbero fatto il diavolo a quattro denunciando l’atto islamofobo mentre gli intellettuali progressisti avrebbero sciupato fiumi di inchiostro per denunciare il razzismo cristiano, avrebbero etichettato gli attentatori come nazisti, populisti, razzisti e islamofobi.
Ma a morire per mezzo di mani islamiche sono stati i poveri cristiani copti d’Egitto, a chi vuoi che importi? L’importante è non parlare di guerra di religione anche se questa guerra è ormai ad uno stadio avanzatissimo. Noi non siamo in guerra con l’islam e poco importa che l’islam sia in guerra con noi ormai da un decennio. A forza di essere politicamente corretti rischiamo di ritrovarci con la gola tagliata o di svegliarci una mattina governati dalla Sharia e costretti a pagare la tassa ai musulmani per restare vivi.