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Chissà cosa ne penserà Barack Hussein Obama di quello che sta avvenendo in Egitto e se non gli fischieranno le orecchie su quello che potrebbe avvenire in un futuro prossimo in Siria, in Giordania, in Libano ed è già avvenuto in Tunisia. L’Islam integralista dei Fratelli Musulmani ha letteralmente scippato le rivoluzioni democratiche facendo sprofondare tutto il Medio Oriente e il Nord Africa nell’abisso islamista.

Ho nominato Barack Hussein Obama perché il Presidente USA ha enormi responsabilità su quello che sta avvenendo in Egitto e su quello che è già avvenuto in Tunisia che era il Paese islamico in assoluto più laico e che ora, come si appresta a fare l’Egitto, ha approvato una costituzione di stampo islamista che non ha nulla a che vedere con la democrazia e con il rispetto dei Diritti Umani.

Ho detto che l’Egitto “si appresta a varare una costituzione di stampo islamista” perché francamente credo poco alla consultazione referendaria che si terrà oggi, cioè credo poco che sarà trasparente. Già ieri abbiamo appreso che le donne (mogli e figlie) degli islamisti non andranno a votare perché viene loro impedito dagli uomini e vedrete che alla fine, quando andremo a scorrere i risultati, le donne che avranno votato in Egitto saranno solo una esigua minoranza nonostante siano più della metà (dati CIA Factbook). Poi i seggi sono sostanzialmente controllati dagli islamisti e la possibilità di brogli è altissima e vedrete che, in perfetto stile arabo, la maggioranza che ha scelto per l’introduzione della Sharia sarà bulgara. Non ci vuole certo la palla di vetro per prevedere che sarà questo quello che succederà.

Il referendum si svolgerà in due giornate (oggi e il prossimo sabato) perché molti giudici addetti al controllo hanno boicottato la consultazione e questo favorirà ancora di più gli islamisti (e i brogli) perché i giudici rimasti sono tutti aderenti alla Fratellanza Musulmana.

L’Egitto è praticamente blindato. Per garantire il regolare svolgimento del referendum sono stati schierati almeno 120.000 soldati e oltre 6.000 carri armati. Il palazzo presidenziale è circondato da muri e filo spinato (oltre a qualche carro armato). Ancora ieri sera c’erano migliaia di manifestanti fuori dal palazzo dove risiede Morsi. Questo clima, tutt’altro che tranquillo, non lascia ben sperare per il futuro prossimo dell’Egitto e si teme fortemente che una volta approvata la nuova costituzione e forti dei voti ricevuti (veri o falsi che siano) gli islamisti passino alla repressione vera e propria. Già qualche avvisaglia si è vista ieri ad Alessandria d’Egitto.

USA e Fondo Monetario Internazionale (FMI) restano alla finestra. I primi hanno promesso aiuti per 10 miliardi di dollari, i secondi devono staccare un assegno di oltre 5 miliardi di dollari e dare il via a una serie di progetti di sviluppo per altri 10 miliardi (fonte World Bank). L’Egitto ha assoluto bisogno di questi fondi che però sono vincolati dalla pretesa del rispetto della democrazia e dei Diritti Umani, condizioni che se venisse approvata la nuova costituzione verrebbero meno. Cosa faranno dopo USA e FMI non è dato sapere.

Intanto a Barack Hussein Obama continuano a fischiare le orecchie mentre continua a guardare immobile il frutto dei suoi errori di valutazione, un Egitto che invece di andare verso la democrazia si avvia a passo spedito verso l’abisso islamista.

Adrian Niscemi