I giornalisti a Gaza sono costretti a scrivere quello che vuole Hamas e se non lo fanno finiscono prima incarcerati e poi, se sono stranieri, espulsi con il divieto tassativo di rientrare nella Striscia di Gaza. Lo hanno finalmente denunciato in maniera aperta i giornalisti della Foreign Press Association (FPA), l’associazione che racchiude i giornalisti stranieri che operano in Israele e nei territori palestinesi.
Ai più potrà sembrare una banalità visto che da tempo siamo a conoscenza che la stampa all’interno di Gaza è controllata da Hamas, specialmente dopo la testimonianza di Matti Friedman, ex giornalista della Associated Press, e dopo la scoperta di un vero e proprio vademecum distribuito da Hamas ai giornalisti, ma è la prima volta che la Foreign Press Association ne parla apertamente e non è certo esagerato parlare di svolta anche se come sempre i media all’estero oscurano la notizia.
Il fatto che ha scatenato la reazione della FPA è stato l’arresto di Heidi Levine, una fotografa americana molto nota che fa parte della Foreign Press Association e che lavora per la SIPA Press, avvenuto giovedì scorso a Gaza per mano di Hamas. La fotografa è stata arrestata e trattenuta in carcere per diverse ore con l”accusa di non rispettare le linee guida di Hamas per i giornalisti e di “danneggiare” l’immagine di Gaza e di Hamas. La sua colpa era quella di raccontare con le immagini come Hamas stia strangolando la popolazione della Striscia di Gaza, un fatto nuovo per Heidi Levine che è nota per le sue immagini di Gaza che hanno amplificato la propaganda di Hamas.
In un comunicato distribuito ieri dalla Foreign Press Association si denuncia l’arresto e l’espulsione di Heidi Levine da parte di “chi governa Gaza” rimarcando che questo non è un caso isolato e come negli ultimi tempi altri giornalisti appartenenti alla FPA siano stati intimiditi ed espulsi con divieto di rientro a Gaza.
Ieri sera un membro della Foreign Press Association, pur chiedendo l’anonimato, ha raccontato a Rights Reporter che negli ultimi tempi la stretta sui giornalisti da parte di Hamas si è fatta particolarmente oppressiva. «O scrivi quello che dicono loro o ti sbattono fuori» ci ha detto il giornalista. «Controllano sul web tutto quello che scrivono i giornalisti che entrano a Gaza e se c’è qualcosa che non gli piace ti impediscono di rientrare o se sei all’interno della Striscia prima ti arrestano per interrogarti e poi ti espellono». Durante il breve e informale colloquio è tornata fuori la vicenda di Ayman al-Aloul, il giornalista palestinese arrestato e torturato in carcere da Hamas perché aveva osato criticare i terroristi palestinesi, e il membro della FPA ci ha confermato che il caso di Ayman al-Aloul non è affatto isolato e che diversi giornalisti palestinesi sono ridotti al silenzio.
Andando oltre la cronaca spicciola e apprezzando quella che sembra essere una svolta per la Foreign Press Association, non possiamo fare a meno di rimarcare come per molti anni, sin dalla sua fondazione avvenuta nel 1957, la FPA abbia taciuto sulle pressioni ai danni dei giornalisti e che solo in una occasione, durante il conflitto tra Israele e Hamas del 2014, la Foreign Press Association ha lamentato senza troppa convinzione “indebite pressioni” da parte di Hamas sui giornalisti che operavano a Gaza durante il conflitto. Per il resto sin dalla sua nascita la FPA ha solo contribuito ad amplificare la propaganda palestinese. Visto che questa volta è stata toccata una fotografa nettamente schierata a favore di Hamas potrebbe aver spinto finalmente la FPA a raccontare un briciolo di verità.
Scritto da Lila C. Ashuryan