Mentre l’Europa continua a blaterare contro Israele e getta miliardi di dollari nelle casse senza fondo della ANP che dovrebbero andare nella ricostruzione e nello sviluppo della Striscia di Gaza, Israele e Qatar si accordano per un progetto che porterà gas naturale israeliano nella Striscia di Gaza rendendola energeticamente indipendente.
L’accordo è ormai dato come raggiunto anche se manca l’OK ufficiale del Governo Israeliano. L’accordo con il Qatar (e Hamas), sviluppato e mediato da Muhammad al-Ahmadi, capo del comitato del Qatar per la ricostruzione di Gaza, prevede che Israele costruisca una condotta che porti il gas naturale dal porto di Ashdod fino alla centrale elettrica di Gaza che chiaramente andrà riconvertita. Il gas naturale sarà quello proveniente dal giacimento Tamar. Con questo accordo Gaza sarà in grado di produrre in maniera autonoma tutta l’energia elettrica che gli serve. Le spese per la riconversione della centrale elettrica di Gaza e per la costruzione del gasdotto, saranno a carico del Qatar.
Al momento nella Striscia di Gaza l’energia elettrica è disponibile per sole otto ore al giorno e il consumo è di circa 212 Megawatt. La centrale elettrica di Gaza, che funziona a gasolio, produce solo il 28% dell’energia consumata a Gaza. La rimanenza viene fornita da Israele (120 megawatt) e dall’Egitto (32 Megawatt). Con questa soluzione Gaza sarebbe completamente autonoma a livello energetico. Il progetto presentato da Muhammad al-Ahmadi comprende anche l’installazione di pannelli fotovoltaici che produrranno circa 100 Megawatt di energia.
Accordo all’interno di un contesto più vasto
L’accordo per il gas israeliano nella Striscia di Gaza rientra nel contesto di una accordo più vasto che in questi giorni si sta discutendo tra Israele, Arabia Saudita, Qatar e Hamas finalizzato a raggiungere un cessate il fuoco di lungo periodo che consenta non solo una rapida ricostruzione della Striscia di Gaza e il suo conseguente sviluppo ma che permetta a Israele di “calmierare” il fronte con Gaza in previsione di uno scontro armato ben più difficile e complesso a nord con Hezbollah e a sud con l’ISIS presente nel Sinai.
Scritto da Sarah F.