L’attentato di questa mattina a Tel Aviv probabilmente pone una pietra definitiva sulle possibilità di raggiungere una tregua con Hamas. Quando ti devi confrontare con chi colpisce deliberatamente i civili e usa il proprio popolo come scudo umano non hai molte possibilità di dialogo.
Se a questo ci si aggiunge la dichiarazione rilasciata in mattinata dal presidente del Parlamento iraniano, Ali Larijani, il quale ha ammesso che l’Iran sta dando appoggio militare ad Hamas, qualsiasi speranza di un dialogo con il gruppo terrorista palestinese va a cadere inesorabilmente.
E’ palese che Hamas non vuole nessuna pace e se vuole una tregua è solo per riorganizzarsi. Israele non se lo può permettere perché è chiaro che si trova di fronte a un nemico mortale e l’unica cosa da fare con un nemico mortale è annientarlo.
Il mondo non può chiedere a Israele di accettare tutto questo avvallando una tregua. Non può pretendere da Israele quella arrendevolezza che in tanti anni non ha portato a nessun passo avanti con Hamas, anzi, ha contribuito a rafforzare il gruppo terrorista.
Arrivati a questo punto non c’è altra scelta che combattere Hamas con tutti i mezzi, non fosse altro che per togliere dai propri confini un alleato dell’Iran. Perché è proprio l’Iran il punto focale di quanto sta avvenendo in Medio Oriente in queste ore. Teheran ha tutto l’interesse (anche in configurazione pro-siriana) a mantenere attiva una guerra al confine con Israele. Se a Gerusalemme cono impegnati con Hamas (e forse domani con Hezbollah) non avranno il tempo di pensare alle centrali nucleari iraniane. Possibile che nessuno veda tutto questo?
Eppure, a giudicare dai discorsi ufficiali, il mondo continua a chiedere a Israele un passo indietro, un passo che Gerusalemme non può più fare arrivati a questo punto. Orami le alternative sono solo due: o accettare di convivere con la minaccia terrorista di Hamas, oppure spazzarlo via una volta per tutte. Detto francamente non credo che la prima ipotesi sia praticabile.
Sharon Levi