L’Arabia Saudita, l’Egitto, gli Emirati Arabi Uniti (EAU) e gli Stati Uniti hanno tenuto dei colloqui per raggiungere un cessate il fuoco nel Sudan dilaniato dalla guerra.
Il ministro degli Esteri saudita ha affermato che l’incontro, tenutosi a margine della riunione dei ministri degli Esteri del G7 tenutasi lunedì sera a Roma, si è soffermato sulla crisi sudanese e sugli sforzi per raggiungere un cessate il fuoco immediato, intensificare gli sforzi umanitari e attuare la Dichiarazione di Gedda relativa alla protezione dei civili.
I colloqui hanno anche esplorato il sostegno a un processo politico sudanese “che garantisca la stabilità del Sudan e ne preservi la sovranità, l’unità e l’integrità territoriale”, si legge nella dichiarazione.
All’incontro hanno partecipato il ministro saudita Faisal bin Farhan, l’egiziano Badr Abdelatty, il segretario di Stato statunitense Antony Blinken e il ministro di Stato emiratino per la cooperazione internazionale Reem Al-Hashimy.
Abdelatty, da parte sua, ha ribadito la volontà dell’Egitto di ripristinare la stabilità in Sudan e ha sottolineato l’importanza di raggiungere un cessate il fuoco e di aumentare l’accesso agli aiuti umanitari, secondo una dichiarazione rilasciata dal Ministero degli Esteri egiziano.
Da metà aprile dell’anno scorso, l’esercito sudanese e il gruppo paramilitare Rapid Support Forces (RSF) sono impegnati in un conflitto che ha causato più di 20.000 morti e circa 10 milioni di sfollati, secondo le Nazioni Unite.
Sono sempre più numerose le richieste da parte delle Nazioni Unite e degli organismi internazionali di porre fine al conflitto, che ha spinto milioni di sudanesi sull’orlo della carestia e della morte a causa della scarsità di cibo e che si è esteso a 13 dei 18 stati del Sudan.