Ha ragione l’ex capo del Mossad, Efraim Halevy, quando dice che «se fosse un iraniano sarebbe molto preoccupato per le prossime 12 settimane». In effetti con la situazione che si sta delineando in Siria e con Hezbollah impegnato al massimo a salvare Assad (e quindi se stesso), è il momento migliore per Israele per portare il suo attacco alle centrali nucleari iraniane.

In una intervista al New York Times, Efraim Halevy ha detto che «siccome gli israeliani sono notoriamente contrari ad attacchi d’inverno e che l’attuale situazione siriana non consentirà ad Hezbollah e ad Assad di dare manforte agli alleati iraniani, se c’è un momento buono per attaccare è proprio questo».

Si spiegherebbe così il continuo andirivieni di personaggi di primo piano dell’amministrazione Obama a cui si è assistito nelle ultime settimane. Anche negli Stati Uniti, dove non sono tutti idioti, si rendono conto che se c’è un momento propizio per un attacco alle centrali nucleari iraniane è proprio questo.  Solo che loro vorrebbero rinviare a dopo le elezioni.

Il problema, come ha detto l’altro ieri il Premier israeliano, Benjamin Netanyahu, Israele non può né delegare la sua difesa ad altri né tantomeno aspettare l’approvazione degli altri. Per cui se a Gerusalemme riterranno che il momento è arrivato, faranno quello che va fatto.

Non è la prima volta che un attacco all’Iran viene annunciato da esperti o presunti tali. Di certo l’ex capo del Mossad non è l’ultimo arrivato e va detto che il suo ragionamento tatticamente non fa una piega. Che sia veramente la volta buona?

Sarah F.