Ci vuole moltissima fantasia per collegare la strage di Buffalo alla guerra in Ucraina e più precisamente al Battaglione Azov. Eppure i putinisti sono riusciti a fare anche questo.
Premesso che il Battaglione Azov di oggi non ha nulla a che vedere con quello antecedente al suo inserimento nella Guardia Nazionale ucraina. Da allora infatti il Battaglione Azov ha rinunciato alla simbologia nazista (il sole nero, per esempio) tanto che il suo fondatore se ne è andato in dissenso con questa scelta. Certo, rimangono piccole sacche di giovani che si tatuano simboli della destra estrema, ma non più di quanto avviene in qualsiasi reggimento occidentale (per esempio della Folgore).
Ciò premesso, alcuni commentatori americani hanno collegato l’autore della strage, Payton Gendron, al Battaglione Azov per un tatuaggio raffigurante il sole nero che lui avrebbe.
Aaron Maté, le cui teorie cospiratorie sull’attacco con armi chimiche del leader siriano Bashar al-Assad a Douma nel 2018 sono state evidenziate dal governo russo alle Nazioni Unite, ha cercato di cementare il presunto legame tra Gendron e Azov, sostenendo che fosse “imbarazzante” in quanto dimostrava che gli Stati Uniti si stavano “alleando con i neonazisti” al fine di “usare l’Ucraina per combattere una guerra per procura contro la Russia”.
Dmitry Polyanskiy, primo vice rappresentante permanente della Russia presso le Nazioni Unite, è stato più che felice di amplificare questo non sequitur per sfruttare un’atrocità americana. Su Twitter, Benjamin Norton l’ha paragonata al “contraccolpo” del finanziamento dei militanti afghani che avrebbero poi formato Al Qaeda. E Glenn Greenwald, editorialista di Substack, ha retwittato un altro giornalista, cercando anch’egli di collegare Azov alla sparatoria di Buffalo.
Eppure nel manifesto di 180 pagine che Gendron ha scritto prima del suo attacco non menziona mai Azov, e non ci sono prove che i due si siano mai incontrati o abbiano comunicato. E nemmeno che Gendron abbia visitato l’Ucraina. Anzi, in realtà la diatriba caricata sul forum online 8Chan indica che – come molti suprematisti bianchi in America e in Europa – Gendron sostiene la Russia di Vladimir Putin.
Ho preso il caso della strage di Buffalo e di Payton Gendron perché fino a ieri pensavo che i venditori ambulanti di disinformazione russa ci fossero solo in Italia quando invece è un fenomeno globale.
Quello che resta da capire è se queste persone, giornalisti e politici, lo fanno per ideologia, per apparire, per distinguersi dagli altri e mirare alla fama, oppure lo fanno perché hanno un collegamento “di affari” con Putin e con la Russia.
Perché se lo fanno per la fama il problema si riduce ad un ridicolo tentativo di distinguersi facilmente smontabile con del sano fact-checking, ma se lo fanno perché sono a libro paga di Putin il discorso cambia, specialmente se sono politici o dirigenti di testate giornalistiche.
Nel caso dei politici credo che ci siano addirittura problematiche penali. Nel caso di giornalisti o direttori di testate giornalistiche comprovatamente a libro paga di Putin, ritengo che la responsabilità di prendere provvedimenti ricada nell’ordine dei giornalisti.
Però non è più il tempo di aspettare perché volenti o nolenti siamo in guerra al fianco dell’Ucraina e le quinte colonne russe, i disinformatori di professione, i venditori ambulanti di bufale devono essere fermati in quanto la loro disinformazione va oltre la libertà di stampa o di pensiero, la loro disinformazione aiuta deliberatamente un criminale di guerra che sta massacrando decine di migliaia di civili innocenti.
Fino a poco tempo fa si temeva che ad usare la nostra democrazia contro di noi fossero i terroristi islamici quando invece chi lo fa veramente e su larga scala è la Russia di Putin e i suoi venditori ambulanti di disinformazione.
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