Il Presidente della ANP, Mahmoud Abbas conosciuto anche come Abu Mazen, non è solo uno degli uomini più corrotti del mondo (la sua però è una corruzione tacitamente approvata), è anche uno dei più furbi uomini politici arabi, uno che usa sistematicamente la menzogna come una vera arma di propaganda ben sapendo che, pur cosciete che le sue sono menzogne, l’occidente penderà sempre dalle due labbra.
Ma ora sta veramente superando ogni limite e sta seriamente cercando di mettere in dubbio i trattati di pace tra Giordania e Israele, trattati che tra le altre cose prevedono anche l’assistenza militare di Israele nel caso la Giordania venga attaccata. Ed è forse anche per questo che, salvo rari casi, l’ISIS si è tenuto ancora alla larga dal regno di Giordania.
Per farlo usa senza pudore e in maniera veramente strumentale la questione di Gerusalemme Est. Prima chiama gli arabi all’adunata affinché impediscano a ogni ebreo di salire sul Monte del Tempio, un vero incitamento alla violenza ben sapendo che la reazione israeliana alla violenza non sarà di tipo passivo, poi come se niente fosse invia una lettere a Obama chiedendo di “fermare l’escalation israeliana a Gerusalemme Est” e contemporaneamente lancia appelli all’Onu per la creazione di una commissione di inchiesta (l’ennesima) che indaghi sulle “violenze israeliane”. E cosa c’entra la Giordania, direte voi? La Giordania c’entra eccome perché a seguito di un accordo tra palestinesi e Giordania firmato il 31 marzo 2013 il Re di Giordania, Abd Allah II, viene nominato “protettore della spianata delle moschee e dei luoghi di culto islamici a Gerusalemme”, quindi se Israele dovesse mettere a rischio i luoghi i culto musulmani a Gerusalemme la Giordania potrebbe arrivare persino a rompere l’accordo di pace firmato con Israele. Questo toglierebbe agli israeliani uno dei suoi due maggiori alleati arabi nella regione (l’altro è l’Egitto).
Ora, il Re di Giordania conosce molto bene i palestinesi perché già in passato suo padre ci ha avuto a che fare (con Settembre Nero) e sa benissimo quanto siano bugiardi e come usino ogni tipo di mezzo pur di fomentare disordini, quindi fino ad ora si è limitato a qualche blanda protesta verso il Governo israeliano per alcune limitazioni di sicurezza che in alcune occasioni particolari impedivano l’accesso alla Spianata delle Moschee ai palestinesi di età inferiore ai 50 anni, ma non è mai caduto nei tranelli palestinesi e non ha mai creduto alla assurda teoria propagandata proprio da Abu Mazen che Israele voglia distruggere la grande moschea di Gerusalemme, la Moschea al-Aqsa.
E allora cosa fa il nostro Abu Mazen quando vede che la Giordania non cade nei tranelli palestinesi? Alza ulteriormente il tiro e fa esattamente quello che fa Hamas a Gaza: crea un po’ di martiri da sbandierare all’occidente sempre pronto a credere alle sue balle e da mettere sul piatto degli alleati di Israele. Così il palestinese con cittadinanza americana, Orwah Hammad da Silwad, ucciso venerdì mentre stava per tirare una bomba molotov contro un’auto di civili israeliani diventa un martire da mettere sul piatto di Obama, mentre i terroristi che ogni giorno attaccano civili israeliani e persino gli asili nido e che giustamente la polizia israeliana cerca di fermare diventano martiri da gettare sul piatto di Re Abd Allah II, protettore dei luoghi santi musulmani.
Il problema non è Obama, che non ha certo bisogno di alcuna spinta per mostrasi ostile a Israele, il problema è la Giordania. Come è stato detto, Re Abd Allah II non è uno stolto, non cade nei tranelli che gli tendono i palestinesi e conosce benissimo la realtà di Gerusalemme, ma deve fare conti con una fortissima pressione interna, un fuoco sul quale Abu Mazen sa benissimo come soffiare. Ed è qui che l’obbiettivo del Presidente della ANP diventa chiarissimo: mettere la Giordania contro Israele usando spregiudicatamente la questione di Gerusalemme Est. Per ora Re Abd Allah II ha resistito alle pressioni interne, forse anch’esse preoccupate più del ISIS che delle paranoie palestinesi, ma nelle ultime ore Abu Mazen sta realmente alzando il tiro con il rischio di destabilizzare ulteriormente un’area che non ha certo bisogno di altri conflitti o, peggio, di altre destabilizzazioni specie dove le alleanze sono così chiare e nette come quella tra Israele e Giordania.
Una diplomazia occidentale degna di questo nome e un Presidente americano con un briciolo di cervello queste manovre le vedrebbero con chiarezza e metterebbero subito un freno al Presidente palestinese. Purtroppo non c’è in occidente una diplomazia degna di questo nome e in America non c’è un presidente con un briciolo di cervello, quindi da tutto questo non c’è da aspettarsi nulla di buono. L’unica speranza rimane nella solidità della alleanza tra Israele e Giordania e nel buon senso di Re Abd Allah II.
[glyphicon type=”user”] Scritto da Noemi Cabitza
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