Domenica scorsa il ministro della Giustizia israeliano, Ayelet Shaked (nella foto), ha dichiarato che il ritiro delle truppe americane dalla Siria è una decisione sbagliata e che spera che la comunità internazionale non permetta alla Turchia di “massacrare i curdi”.

Lo ha detto in una intervista alla radio dell’esercito. «I curdi sono grandi eroi» ha detto la Shaked «grazie a loro e solo grazie a loro l’occidente è riuscito a sconfiggere il cosiddetto Stato Islamico» ha poi proseguito il Ministro della Giustizia israeliano.

«Sono nostri alleati e spero che vinceranno nella loro battaglia contro i turchi. Spero che la comunità internazionale impedisca a Erdogan di massacrare i curdi in Siria» ha detto ancora la Shaked.

«Questa decisione non aiuta Israele. Piuttosto rafforza Erdogan, un criminale di guerra antisemita che compie massacri del popolo curdo, e lo fa strizzando l’occhio alla comunità internazionale» ha infine concluso Ayelet Shaked.

In Israele tutti (o quasi) concordi che occorre aiutare il Kurdistan

Il Ministro della Giustizia israeliano non è l’unica a pensarla così. In Israele sono tutti (o quasi) concordi sul fatto che Israele dovrebbe in qualche modo aiutare i curdi siriani così come fece a suo tempo con il Kurdistan iracheno.

«Molti in Israele simpatizzano con i curdi perché sono perseguitati dagli stessi paesi o gruppi che odiano anche Israele» ha detto il giornalista israeliano, Seth Frantzman, in una intervista a Kurdistan 24.

Tuttavia in pochi in Israele hanno le idee chiare su come aiutare concretamente il Kurdistan e salvarlo dalle grinfie di Erdogan.

Israele ci aiuti. Basta parole

“Se Netanyahu crede davvero a ciò che dice, allora dovrebbe agire”

Sembra avere invece le idee molto chiare Dileman Abdulkader, direttore del Kurdistan Project at the Endowment for Middle East Truth (EMET).

«Se Netanyahu crede davvero a ciò che dice, allora dovrebbe agire. Basta parole, i curdi sono stanchi di parole vuote» ha detto Dileman Abdulkader a Kurdistan 24.

«Se Netanyahu crede che Erdogan sia un leader così malvagio il cui esercito massacra donne e bambini nei villaggi curdi, dentro e fuori dalla Turchia, può sempre armare i curdi e proteggerli con i tuoi F-35 nuovi di zecca» ha poi concluso polemicamente Abdulkader.

Escludendo a priori (ma forse anche no) che Israele impieghi la sua aviazione per proteggere i curdi, in molti chiedono alla politica israeliana di armare i curdi siriani per combattere i propositi stragisti di Erdogan così come fece con i curdi iracheni che combattevano Saddam Hussein, ma sono operazioni complesse.

Chi potrebbe veramente fare qualcosa per proteggere il popolo curdo dalle mire stragiste di Erdogan è la comunità internazionale, a partire dalle Nazioni Unite fino all’Unione Europea.

A parte le pressioni politiche, le Nazioni Unite potrebbero dispiegare abbastanza velocemente un contingente di caschi blu così come ha fatto in Libano, mentre l’Unione Europea potrebbe dare un contributo economico per il mantenimento di questa forza di interposizione.

Ma per farlo serve il parere favorevole del Consiglio di Sicurezza dell’Onu dove tra i membri permanenti c’è la Russia che ha diritto di veto. Difficilmente Mosca permetterà a forze dell’Onu di entrare in Siria. Troppi occhi indiscreti.

L’Europa non ha un proprio esercito e non riuscirebbe mai a mettere insieme una forza di contrapposizione.

Alla fine cosa rimane ai curdi per non essere massacrati da Erdogan se non le armi che potrebbero essere fornite da una mano amica quale è Israele?