Il movimento pro-pal (anti-israeliano) spiegato alla gente comune

By Franco Londei - Editor

In un momento in cui il movimento pro-pal, o più correttamente pro-Hamas e anti-israeliano, non perde occasione per fomentare violenza contro gli ebrei, chi non segue attivamente le dinamiche mediorientali potrebbe essere portato a simpatizzare per questi violenti che parlano a sproposito di “genocidio” e chiedono il rispetto del Diritto Internazionale. Cerchiamo quindi di sfatare alcuni miti.

Due stati per due popoli

Questo è il mantra che ossessivamente ripetono coloro che vorrebbero porre come obiettivo finale la creazione di due Stati che vivono in pace uno accanto all’altro in modo di mettere fine alla guerra tra Israele e gruppi palestinesi, incolpando Gerusalemme per il fatto che, a detta loro, sarebbe lo Stato Ebraico a non volerlo.

OK, avete mai sentito un palestinese porsi come obiettivo quello dei due Stati per due popoli che vivono in pace uno accanto all’altro? UNO, vi prego segnalatemi un palestinese che si ponga questo obiettivo. Mi va bene qualsiasi cosa, dai leader all’ultimo degli ultimi. Beh, sapete una cosa? Vi aiuto, i palestinesi che si pongono questo obiettivo o che lo accetterebbero sono poche decine, forse cento. Non di più. Tra loro non c’è un solo leader. Questa opzione per i palestinesi non è mai esistita. “Dal fiume al mare” non è solo un mantra, è un obiettivo politico e strategico che prevede la cancellazione di Israele e di buttare a mare tutti gli ebrei. Punto, questo è un dato di fatto. Quindi basta con questa sciocchezza dei due Stati. Quel treno è passato.

Diritto all’autodeterminazione dei palestinesi

Un’altra cosa molto urlata è il cosiddetto “diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese”. Bene, l’autodeterminazione prevede come concetto chiave quello di “popolo”. Per autodeterminarsi occorre essere un popolo, cioè avere prima di tutto una comunanza storica, qualcosa che storicamente indichi un passato comune, una cultura comune, una storia comune. Qualcuno mi sa indicare un leader palestinese prima di Arafat? Un re, un imperatore, una moneta, un cenno storico del popolo palestinese prima degli anni 60. Attenti a non confondere la storia degli ebrei che da sempre abitano quella regione con quella inventata dei palestinesi.

Smettete di scervellarvi, non esistono leader palestinesi prima di Arafat, non è mai esistita una moneta palestinese, una legge palestinese, un popolo palestinese. L’unica comunanza che hanno i cosiddetti “palestinesi” è quella linguistica.

Il genocidio

Allora, niente “due stati per due popoli” perché manca un popolo e se c’è non ha intenzione di dividere nulla. Niente autodeterminazione per lo stesso motivo di cui sopra. Serve qualcosa che provi che i palestinesi siano un popolo. Cosa c’è di meglio di un genocidio?

Per intenderci, da quando è nato Israele si è sempre parlato di genocidio, di pulizia etnica, di occupazione e via dicendo. Il concetto non è nuovo.

Da quando si sono inventati i palestinesi sono sempre stati vittime di qualcosa o di qualcuno, ma solo quando c’è di mezzo Israele se ne parla. Il vecchio Re Hussein di Giordania ne sterminò a decine di migliaia perché volevano destituirlo (settembre nero). In Libano non sono liberi di circolare fuori dai loro campi profughi e non hanno Diritti. L’ISIS ne ha uccisi decine di migliaia perché li considerava ostili. Lo stesso ha fatto Hezbollah quando Hamas in Siria si è schierato contro Hassad. Decine di fosse comuni. Sentito niente? Qualche pro-pal sceso in piazza? Qualcuno ha per caso parlato di genocidio?

Da Ismail Haniyeh a Yahya Sinwar, ogni leader di Hamas ha ordinato di usare vecchi, donne e bambini come scudi umani. Sinwar scriva nei suoi bigliettini che più sangue scorreva e più Israele sarebbe stato in difficoltà. Aveva ragione e oggi ce ne rendiamo conto compiutamente.

Non starò a ripetere il significato della parola “genocidio”, ma oggi quella parola viene usata nel tentativo di legittimare un popolo che non c’è e nel contempo giustificare gli assalti antisemiti diventati ormai quotidiani. Per di più quello palestinese è l’unico genocidio dove la popolazione aumenta invece di calare fino ad azzerarsi.

Spero che chi non segue attivamente i fatti del Medio Oriente e magari è passato di qua per caso si sia fatto un’idea più chiara di come stanno le cose. Ci sono vittime innocenti a Gaza? Certo che ce ne sono, come in ogni guerra urbana. A volte sono vittime di errori, altre volte non hanno potuto lasciare le loro case perché Hamas non gli ha permesso di sfollare. Altre volte si sono trovate in mezzo a tiri incrociati. Certo che ci sono vittime innocenti a Gaza. Quello che non possiamo permettere che succeda è che quelle vittime innocenti vengano usate dai pro-pal (o pro-Hamas) per legittimare l’odio anti-ebraico.

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Esperto di Diritti Umani, Diritto internazionale e cooperazione allo sviluppo. Per molti anni ha seguito gli italiani incarcerati o sequestrati all’estero. Fondatore di Rights Reporter