Il terrorismo islamico ha colpito nuovamente ieri in Pakistan, ancora una volta ha colpito fedeli cristiani solo perché tali, ancora una volta ha colpito donne e bambini massacrandoli senza pietà nel nome di Allah. Già, proprio nel nome di Allah, se omettiamo di ricordarlo tralasciamo di dire la verità più importante sul perché queste bestie uccidono.
La cosa paradossale è che adesso, ancora una volta, assisteremo ai soliti teatrini che vogliono raccontarci che l’Islam è una religione di pace, vedremo musicisti suonare il pianoforte in piazza come è successo dopo gli attentati di Parigi e di Bruxelles, vedremo stese di candele e memoriali alle vittime, sentiremo condanne del massacro ma ben attente a non offendere i musulmani e la loro religione stragista. Come sempre vedremo i presenzialisti, musulmani e no, andare in TV e raccontarci che “questi non sono veri musulmani” e che i veri musulmani amano la pace e il Diritto e che non uccidono gli innocenti. Ripeteranno il mantra che per l’Islam “chi uccide un innocente uccide l’umanità intera” mentre proprio quell’Islam sta mettendo a ferro e fuoco mezzo mondo massacrando milioni di innocenti. I più fanatici (Mannoia, Vauro, ecc. ecc.) ci racconteranno che la colpa in fondo è la nostra non dei musulmani, che siamo noi ad essere andati a bombardarli e che sempre noi non siamo sufficientemente accoglienti verso di loro, che (sempre noi) li releghiamo nelle periferie e che quindi se poi si fanno esplodere negli aeroporti la colpa è la nostra che non abbiamo saputo “integrarli”.
Renzi e i suoi Ministri ci racconteranno ancora una volta che per ogni euro speso in sicurezza ci deve essere un euro in più investito in cultura e che solo questo potrà veramente combattere il terrorismo islamico. Certo, l’idea è nobile com’è nobile il pianista che suona Imagine di John Lennon a Place de la République a Parigi dopo gli attentati che hanno insanguinato la capitale francese o quello che suona il violoncello a Place de la Bourse a Bruxelles dopo le stragi dell’altro giorno nella capitale belga, tutti gesti nobili che vengono venduti come “risposta al terrorismo islamico”. Loro ci massacrano e noi cosa facciamo? Li affrontiamo con la cultura, un pianoforte e un violoncello. Certo, lo facciamo nobilmente, questo bisogna ammetterlo, ma sai che gli frega ai terroristi islamici della nostra nobiltà d’animo? Sai che gli frega della cultura? Loro ci sguazzano nella nostra nobiltà d’animo e nella nostra cultura, le trasformano in armi a loro favore.
No, non è con la cultura, con la nobiltà d’animo e con la tolleranza che si combatte il terrorismo islamico. Non è con il dimostrare che noi siamo migliori e più democratici di loro che li possiamo sconfiggere. Lasciamo queste stupidaggini ai cultori del progressismo spinto. Se vogliamo combattere il terrorismo islamico non lo possiamo fare indossando i guanti bianchi e sbandierando cultura e tolleranza. Al contrario, dobbiamo sporcarci le mani e mettere da parte pianoforti, violoncelli, memoriali ai caduti e cultura da elargire a chi proprio la nostra cultura la vuole distruggere, a chi quella cultura la combatte. Dobbiamo cominciare a riconoscere che questo nostro modo di pensare ci rende vulnerabili, che continuare a non ammettere che l’Islam è il vero pericolo mortale dei nostri giorni è un suicidio bello e buono perché evita di inquadrare il nemico. E in ogni guerra la prima cosa da fare è proprio riconoscere il nemico.
Se non cominciamo a pensare in questi termini la guerra contro il terrorismo islamico l’abbiamo già persa. Certo, possiamo anche pensare che la cultura aiuterà i musulmani delle prossime generazioni a integrarsi meglio e a non finire nella spirale del terrorismo islamico, ma la guerra si combatte adesso non tra due o tre generazioni.
E mentre noi parliamo di cultura, suoniamo pianoforti e violoncelli loro se la ridono di gusto e ci massacrano.
Scritto da Antonio M. Suarez