La intelligence pachistana favorì un attacco mortale contro una centrale della CIA in Afghanistan nel 2009. E’ quanto emerge da alcuni documenti declassificati ottenuti dal The National Security Archive, un centro di ricerca non governativo americano con sede presso la George Washington University.
Secondo i documenti declassificati l’attacco del 30 dicembre 2009 al Forward Operating Base Chapman di Khost, nell’Afghanistan orientale, che costò la vita a sei agenti della CIA e ne ferì sette, fu eseguito da un medico giordano che operava per Al Qaeda e per i talebani e l’operazione fu finanziata dal ISI, il servizio segreto pachistano in accordo con la Rete Haqqani. Sarebbe stato un ufficiale del ISI a pagare i 200.000 dollari per l’attacco alla base della CIA, denaro consegnato nelle mani di un membro della Rete Haqquani.
La scoperta di questo sconvolgente documento riporta in auge la polemica riguardante le connessione dei servizi segreti pachistani con Al Qaeda e soprattutto con i talebani e in particolare rinfocola i dubbi sulla collaborazione tra la CIA e l’ISI pachistano. Quanto ci si può fidare dei servizi segreti pachistani? E considerando il peso che hanno nella politica di Islamabad, che è una potenza nucleare, quanto bisogna temere l’estrema volatilità del ISI?
Dal 2012 la Rete Haqquani, che ha regolarmente sede in Pakistan, è considerata un gruppo terrorista dagli Stati Uniti, ma secondo diversi documenti intrattiene regolari rapporti con i servizi segreti pachistani il che fa in modo che molti analisti considerino l’ISI poco affidabile e addirittura pericoloso. Il Pakistan è una potenza nucleare e in molti (anche nell’ultimo vertice di Washington sul terrorismo nucleare) hanno espresso il timore che materiale radioattivo o addirittura ordigni nucleari possano passare nelle mani dei terroristi islamici attraverso i servizi segreti pachistani.
Rimane tra gli analisti americani il forte disappunto per una informativa così importante tenuta volutamente segreta dalla Casa Bianca.
Scritto da Shihab B.