Ormai è andata, non giriamoci ulteriormente intorno, l’Iran si appresta a diventare una potenza nucleare senza che nessuno ci possa fare niente.

Di certo non ci può fare niente Israele, checché ne dicano gli strombazzatori di fantomatici attacchi. Lo Stato Ebraico non ha i mezzi per fermare il programma nucleare. Non ha le bombe adatte a perforare i bunker iraniani e non ha gli aerei per trasportarle.

Poteva averli otto/dieci anni fa quando ancora le centrali nucleari iraniani erano vulnerabili anche alle normali bombe anti-bunker, ma Barack Obama riuscì a convincere Benjamin Netanyahu a non attaccarle (si dice quando gli aerei israeliani erano già in volo).

Obama pensava di rallentare, non di fermare, il programma nucleare iraniano con un accordo, il JCPOA, che alla fine non ha fatto altro che aiutare gli iraniani a diventare quello che sono diventati oggi.

Con il JCPOA l’Iran ha avuto accesso a miliardi di dollari ai quali prima non poteva accedere perché bloccati. Le sanzioni furono tolte e Teheran poteva finalmente esportare il suo petrolio.

Ma gli iraniani cosa hanno fatto con tutto questo denaro? Hanno forse aiutato il popolo iraniano a svilupparsi? Hanno combattuto la povertà, enorme nel paese? NO, hanno armato i gruppi terroristici a loro legati (Hezbollah in primis) e ripreso bellamente e (quasi) di nascosto il loro programma nucleare.

E pensare che Barack Obama e Federica Mogherini ebbero il coraggio di chiamarlo “un buon accordo”. Obama bloccò anche una inchiesta su Hezbollah pur di non turbare troppo gli Ayatollah. Naturalmente, la richiesta israeliana per la fornitura di bombe anti-bunker e di aerei adatti a trasportarle venne del tutto ignorata.

E poi venne Donald Trump che per prima cosa rinnegò il JCPOA e restaurò le sanzioni all’Iran credendo che bastasse per fermare la loro corsa al nucleare e addirittura per mettere in difficoltà il regime degli Ayatollah.

La decisione di Trump sarebbe stata buona se le sanzioni fossero state applicate scrupolosamente da tutto il mondo e se al ritiro dal JCPOA si fosse aggiunta una giusta pressione militare.

Ma Trump non fece nulla di tutto questo. Meno che meno fece pressioni militari. Gli iraniani attaccarono pesantemente l’Arabia Saudita senza la minima risposta americana. E quando gli americani uccisero Qassem Soleimani e gli iraniani bombardarono una loro base, non vi fu da parte di Washington nessuna risposta.

Una cosa del tutto inaudita che non fece altro che dare coraggio agli Ayatollah e minare la credibilità americana.

Durante l’Amministrazione Trump Israele continuò a chiedere insistentemente una fornitura di bombe anti-bunker e aerei adatti a trasportarle perché a Gerusalemme erano consci che il programma nucleare iraniano progrediva velocemente ed era necessario intervenire.

In alternativa questa operazione poteva essere fatta dagli americani, tanto la colpa sarebbe ricaduta comunque su Israele.

Ma Trump, forse perché contava in un altro mandato, non fece nulla di tutto questo e così siamo arrivati ai giorni d’oggi, cioè al momento in cui gli iraniani stanno per superare il punto di non ritorno con tutto il mondo che non può fare altro che da spettatore.

E quindi, per tornare ai governi israeliani, a parte le battute su internet su potenziali devastanti attacchi israeliani sull’Iran, a Gerusalemme non è rimasto altro che giocare di rimessa tentando da una parte di contenere l’espansionismo iraniano, e dall’altra di rallentare con armi informatiche il programma nucleare iraniano.

Evidentemente né uno né l’altro è riuscito bene se è vero che gli iraniani sono al confine con Israele e stanno per avere la tanto agognata bomba.

Però di tutto questo non si possono incolpare i governi israeliani (Netanyahu prima e Bennet oggi) perché non c’era nessuna strategia possibile che non comportasse il coinvolgimento americano.

E gli americani non hanno avuto il coraggio di coinvolgersi, di mettersi veramente in gioco. Né Obama né Trump.

Forse dieci anni fa Netanyahu sbagliò a non andare fino in fondo e bombardare le centrali iraniani, almeno per dare un segnale. Ma rischiava veramente di perdere il fondamentale alleato americano. E tra le due opzioni scelse la meno peggio.

Tra pochi giorni daremo quasi sicuramente il benvenuto all’Iran nel club delle potenze nucleari e ci rammaricheremo per il fatto che per un ventennio non abbiamo fatto niente per fermarli.

Forse tutti potevano fare di più, ma sicuramente la codardia americana ha reso impraticabili quasi tutte le opzioni se togliamo quella nucleare che in tanti (pazzi) bramano.