L’esercito e la polizia israeliana sono stati messi in stato di massima allerta per i timori di gravi scontri con i palestinesi dopo che Hamas ha dichiarato oggi la “giornata della rabbia” in solidarietà con i sei terroristi palestinesi evasi all’inizio di questa settimana da un carcere di massima sicurezza israeliano.
Già nella notte appena trascorsa in Giudea e Samaria (la c.d. Cisgiordania) ci sono stati scontri tra l’esercito israeliano e gruppi di rivoltosi palestinesi scesi a centinaia in strada.
L’IDF ha annullato tutti i permessi dei militari di stanza in Giudea e Samaria in quanto secondo l’intelligence saranno in molti a rispondere all’appello lanciato da Hamas.
Proprio Hamas si è detto «disposto a sacrificarsi per il bene dei terroristi evasi» tralasciando che come sempre Hamas fa sacrificare gli altri (spesso anche donne e bambini) piuttosto che i suoi leader, sempre pronti a fuggire quando le cose si mettono male.
Ed è questo il punto. Israele non può continuare ad essere ostaggio di un manipolo di mafiosi palestinesi che a seconda dei propri interessi alza o abbassa la tensione con Gerusalemme.
Una volta sono i soldi del Qatar, l’altra gli aiuti (che passano solo per Israele), l’altra ancora qualsiasi cosa sia di intralcio agli interessi dei boss di Hamas.
Il problema è il senso di sicurezza che questi criminali sentono di avere. Sanno che male che vada non saranno loro a pagare o a “sacrificarsi” come amano dire parlando però degli altri.
Ecco una cosa che Israele non può più permettere. I leader di Hamas non possono più essere intoccabili per qualche sorta di legge non scritta ma devono rientrare tra gli obiettivi legittimi da colpire. Ovunque essi siano, quindi anche in Qatar e in Turchia dove prontamente fuggono quando le cose si mettono male.
Ormai sono anni che il sud di Israele è costantemente sotto ricatto dei missili o dei palloni incendiari di Hamas. Milioni di persone che ogni giorno non sanno se possono andare a lavorare o se possono mandare i bambini a scuola.
Sono anni che la Giudea e Samaria sforna terroristi ed è ormai un bacino di martiri per Hamas, per l’Iran e per chiunque voglia nuocere a Israele.
Chi istiga questa gente a compiere attentati, chi paga le famiglie dei terroristi, chiunque in qualche modo usi queste persone per nuocere a Israele deve essere un target legittimo. Ed è così che si deve sentire. Deve sapere che qualsiasi cosa faccia o dica porterà con se delle conseguenze.
Non è più il tempo del politicamente corretto con i leader palestinesi. Questo lasciamolo fare a Josep Borrell e a quelli come lui.
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