Israele, Consiglio regionale di Eshkol (Rights Reporter) – Ieri sera le sirene di allerta rossa sono risuonate in tutto il sud di Israele a causa del lancio di due razzi dalla penisola del Sinai. Uno dei due ordigni è caduto in territorio israeliano senza provocare danni o vittime.
Secondo i primi rilievi dell’intelligence del IDF a lanciare i missili sarebbero stati miliziani legati allo Stato Islamico che operano nella Penisola del Sinai ma le indagini sono ancora in corso.
Ieri i terroristi dello Stato Islamico nel Sinai avevano condotto una serie di attacchi contro le forze di sicurezza egiziane provocando sei vittime e 37 feriti tra i militari egiziani. I terroristi islamici avevano condotto contemporaneamente sei distinti attacchi contro altrettanti posti di blocco egiziani nella zona di Sheikh Zweid, una offensiva in piena regola avvenuta con l’ausilio di armi pesanti, mortai e mitragliatrici.
Ieri si era diffusa la voce, non confermata dalla intelligence israeliana, che lo Stato Islamico aveva ordinato alle fazioni ad esso collegato di attaccare Israele e i cittadini israeliani in ogni modo e con ogni mezzo possibile.
Ora gli abitanti del sud di Israele temono l’apertura di un nuovo fronte sul Sinai. Ieri sera, dopo il lancio dei missili, il capo del Consiglio regionale di Eshkol, Gadi Yarkoni, parlando con i giornalisti ha detto di temere una escalation e ha chiesto all’IDF di usare con i terroristi dello Stato Islamico lo stesso sistema usato con Hamas, cioè colpirli subito. Ma non è così facile, prima di tutto perché il Sinai è territorio egiziano dove oltre tutto operano i militari del Cairo. Israele ha quindi bisogno del consenso egiziano per effettuare operazioni nel Sinai. Poi la situazione attuale sul terreno è piuttosto complessa e gli obiettivi da colpire non sono chiarissimi come per esempio nella Striscia di Gaza.