L’accordo annunciato forse troppo prematuramente dall’inviato dell’Onu per la Libia, Bernardino Leon, lo scorso 9 ottobre non è ancora operativo ma secondo diversi analisti le parti in causa si starebbero per accordare.
Lo riferiscono fonti della Nazioni Unite che parlano di “febbrili trattative” in corso tra i rappresentanti della House of Representatives (HOR) con sede a Tobruk (il Governo riconosciuto dalla comunità internazionale) e quelli del General National Congress (GNC) con sede a Tripoli.
Ufficialmente le Nazioni Unite premono affinché le parti accettino l’accordo così come lo ha presentato Bernardino Leon, ma ufficiosamente stanno con le orecchie ben alzate per capire cosa chiede in particolare la fazione di Tripoli in special modo riguardo alla composizione del Governo di Unità Nazionale che non ha accontentato il GNC che si dichiara “poco rappresentato”.
Secondo l’analista politico libico, Anas El Gomati, direttore del Sadeq Institute basato a Tripoli, si sarebbe “all’ultimo ostacolo”. Gomati sostiene che le resistenze del GNC sarebbero solo un modo per ottenere ulteriori concessioni ma che un punto di incontro è molto vicino. Si dice ottimista anche l’ambasciatore britannico, Peter Millett, che in una intervista telefonica con Radio France Internationale afferma che «i bisogni del popolo libico devono venire prima di quelli delle fazioni e sembra che finalmente anche a Tobruk e a Tripoli lo abbiano capito». Secondo Millet la settimana entrante potrebbe essere quella decisiva per un accordo.
Ma c’è anche chi è scettico. E’ il caso del dottor Fatima Hamroush, ex ministro della Sanità libico, il quale sostiene che non si arriverà a un accordo fino a quando gli attuali politici al potere non avranno ottenuto garanzie per il loro futuro. «Tutti vogliono rimanere al potere perché tutti hanno commesso crimini» sostiene Hamroush «e fino a quando queste persone non avranno precise garanzie in merito nessun accordo verrà raggiunto». La proposta dell’Onu tende invece ad allontanare chi è al potere in questo momento. E’ il caso per esempio del Generale Khalifa Heftar, ex ufficiale di Gheddafi attualmente schierato con il Governo di Tobruk ma che si è reso responsabile di diversi crimini e che l’accordo dell’Onu prevede di allontanare.
Nelle trattative in corso sulla Libia sembra muoversi finalmente anche l’Unione Europea che si è detta disposta ad aiutare il Governo di Unità Nazionale a disarmare le milizie. Non è chiaro in cosa consista questo aiuto promesso da Bruxelles, ma è prevedibile che riguardi l’impiego di truppe di pace e interposizione in Libia.
Tutte le parti sembrano comunque concordare su un punto, cioè sulla pericolosità di continuare con questo vuoto di potere in Libia, un vuoto di potere che sta avvantaggiando l’avanzata dello Stato Islamico. La settimana entrante potrebbe essere quella decisiva con la speranza che poi ONU e UE facciano veramente la loro parte.
Scritto da Claudia Colombo