Parlare di Diritti Umani e di lotta all’Islam radicale nello stesso contesto non è possibile. Combattere l’estremismo islamico con i Diritti Umani è una utopia irrealizzabile in quanto l’estremismo islamico usa proprio i Diritti Umani per indebolire e poi colpire i suoi nemici.
Lo hanno dimostrato ampiamente le cosiddette “primavere arabe” quando con la scusa di ottenere maggiori Diritti i movimenti estremisti islamici si sono prima appropriati delle proteste poi le hanno usate per i loro scopi.
Lo abbiamo visto soprattutto in Egitto dove la Fratellanza Musulmana di Mohamed Morsi ha prima approfittato delle proteste di piazza per rialzare la testa e poi per prendere il potere. Ci è voluto l’intervento del Generale Abd al-Fattah al-Sisi per sventare la minaccia di una pericolosissima radicalizzazione dell’Egitto.
Il mondo islamico è letteralmente saltato in aria nel momento in cui si è preteso di introdurre il concetto di Diritti Umani dove quel concetto era totalmente estraneo.
Eppure, sebbene l’esperienza ci abbia insegnato che l’introduzione del concetto di Diritti nell’islam non sia una cosa facile e che in quel mondo le variazioni devono essere estremamente graduali, oggi vediamo leader musulmani come l’egiziano al-Sisi o il saudita Mohamed Bin Salman che cercano di combattere l’estremismo islamico nell’unico modo possibile, cioè con durezza, continuamente criticati e attaccati per i loro “metodi spicci”.
Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. Non puoi combattere l’integralismo islamico e allo stesso tempo pretendere il rispetto dei Diritti Umani. Sarebbe bello, ma non si può. Si tratta di essere pragmatici, non sognatori.
Oggi nel mondo ci sono regimi islamici estremisti come quello iraniano o come quello turco, ci sono grandi organizzazioni islamiste come la Fratellanza Musulmana che hanno come obiettivo quello di allargare la loro area di influenza e di promulgare la Sharia, cioè l’esatto contrario di qualsiasi concetto anche minimamente assimilabile a quello di Diritti Umani. Non puoi combattere questi regimi e queste organizzazioni rispettando i Diritti Umani perché loro li useranno per portare a compimento il loro piano di conquista. E’ una cosa che purtroppo abbiamo già visto.
Ma attenti però, non possiamo nemmeno portare avanti il concetto templare di crociata al grido di “Dio lo vuole” contro ogni musulmano. Serve un equilibrio che molte volte appare non esserci in chi denuncia il rischio che deriva dall’estremismo islamico (mi ci metto io per primo). C’è una generalizzazione che non aiuta chi vuole combattere solo la parte estremista del mondo islamico e non tutti i musulmani in quanto tali. E’ la stessa rischiosa generalizzazione già vista nel secolo scorso con il regime nazista. Dobbiamo fare attenzione a combattere l’estremismo islamico e la Sharia, non chiunque sia di religione musulmana.
Ieri in Egitto l’estremismo islamico ha colpito dei musulmani sufi in quanto questi non si riconoscono in quell’islam radicale propagandato dall’estremismo islamico e lo combattono. I sufi non sono gli unici e se anche l’Arabia Saudita, che di quell’estremismo islamico è stata la patria, comincia a cambiare e a capire che così non va, allora i primi a dover sfruttare il momento dobbiamo essere noi appoggiando coloro che questo tipo di Islam lo vogliono cambiare, lo vogliono traghettare fuori dal Medio Evo e lontano dalle guerre di religione. Ma non lo possiamo fare pretendendo che questi coraggiosi leader musulmani rispettino anche i Diritti Umani così come li concepiamo noi in occidente. E’ una utopia irrealizzabile nel mondo islamico, almeno per il momento. Dobbiamo lasciar lavorare questi leader musulmani e, ove possiamo, li dobbiamo appoggiare senza pretendere utopici contrappesi. Quella contro l’estremismo islamico non è una guerra tradizionale, non è un conflitto dove ci sono regole internazionali da rispettare, è una guerra sporca e come tale va combattuta, anche a scapito dei Diritti Umani.