E dopo lunghissimi mesi di immobilità, finalmente l’ONU ha scoperto che esiste un “problema Mali”. Ieri con un voto unanime il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato la presa di potere dei gruppi islamici nel Mali del Nord, ha chiesto la cessazione immediata e incondizionata delle ostilità da parte di gruppi ribelli e ha manifestato la sua disponibilità a prendere in considerazione il dispiegamento di una forza di stabilizzazione.
Tutto molto bello, solo che da quando il gruppo di Ansar Dine ha preso il controllo della vasta regione di Azawad (nord del Mali) istituendo di fatto uno Stato islamico sono passati diversi mesi e nel frattempo sono morte migliaia di persone, decine di migliaia sono in fuga, c’è una crisi umanitaria senza precedenti e, come se non bastasse, gli islamici hanno praticamente distrutto il patrimonio storico di Timbuktu.
Nella dichiarazione diffusa ieri sera dall’Onu non mancano comunque le solite stupidaggini che se la situazione non fosse così grave ci sarebbe da ridere. Esilarante la parte del testo dove l’ONU sottolinea “l’importanza delle sanzioni come strumento per il mantenimento e ristabilimento della pace e della sicurezza” invitando gli Stati membri a non vendere armi ai gruppi terroristi. Una richiesta del tutto superflua che dimostra come l’ONU sia finito davvero in basso.
In ogni caso la notizia degna di maggior nota è che finalmente si inizi a prendere in considerazione una forza di stabilizzazione da inviare nel Nord del Mali. Conoscendo i tempi biblici delle decisioni ONU ci vorranno ancora diversi mesi prima che una decisione del genere venga resa operativa, ma è senza dubbio un passo avanti anche perché questa decisione potrebbe aprire la strada a un intervento francese (ventilato pochi giorni fa dal Presidente Hollande) o di quello dell’Unione Africana dove si inizia a percepire il pericolo reale portato da Al Qaeda nel Maghreb Islamico.
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