Confesso che la politica dell’Amministrazione Trump in Medio Oriente appare sempre più confusa, ammesso che si possa parlare di “politica”.

Trump aveva promesso di spostare l’ambasciata americana in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme e non solo non lo ha fatto ma non se ne parla proprio più in rigoroso ossequio alle richieste arabe. Se l’Ambasciatore americano in Israele, David Friedman, afferma che le colonie non sono un problema viene smentito a stretto giro di posta dal Dipartimento di Stato che non solo prende le distanze da quelle affermazioni ma afferma che la politica americana verso le colonie non è cambiata e non cambierà confermando la sudditanza americana ai desiderata arabi. In mezzo a tutto questo c’è l’immobilità sul processo di pace, una vendita miliardaria di armi all’Arabia Saudita, l’abbandono dei curdi al loro destino e tanti altri piccoli fatterelli che sinceramente non distinguono di molto la politica dell’Amministrazione Trump da quella criticatissima di Obama. E ora sembra che anche l’ultimo cavallo di battaglia di Trump, il nucleare iraniano, non sarà più della partita.

Ieri il Segretario alla Difesa americano, James Mattis, parlando al Senato ha detto che l’Iran rispetta in pieno l’accordo sul nucleare e che forse non sarebbe il caso di disconoscerlo, che non sarebbe “nell’interesse degli Stati Uniti” farlo. Di fatto Mattis ha smentito clamorosamente il suo Presidente che solo pochi giorni fa aveva ribadito che era sua intenzione disconoscere l’accordo sul nucleare iraniano in quanto l’Iran lo stava violando.

Ora, capite che è un po’ difficile comprendere che tipo di politica ha in mente il Presidente Trump per il Medio Oriente. Da quando è salito in carica ha detto e fatto di tutto e il contrario di tutto. Ha detto che tagliava gli aiuti ai palestinesi se non la finivano di fomentare odio e di pagare lo stipendio alle famiglie dei terroristi ma allo stato attuale non ci risulta alcun taglio. Aveva preso le distanze dalla soluzione a due stati per la controversia tra Israele e Palestina salvo poi spedire il genero a trattare proprio per quella soluzione. La politica di Obama poteva non piacere (e noi l’abbiamo sempre criticata) ma almeno lui aveva una politica, devastante quanto volete, filo iraniana e filo Fratellanza Musulmana quanto volete, ma almeno Obama aveva un obiettivo che poteva quindi essere contrastato e contestato. Con Trump non si capisce nulla. Oggi dice una cosa e domani ne fa un’altra.

E a coloro che dicono di “aspettare” e di “dare a Trump il tempo necessario a cambiare le cose” dico: avete capito cosa diavolo vuol fare in Medio Oriente? No perché io onestamente non l’ho capito. Non ho capito cosa vuole fare in Siria, cosa vuol fare con i curdi, cosa vuol fare in Iraq, sempre più succube dell’Iran. Non ho capito cosa vuol fare con i palestinesi e con la questione israelo-palestinese. Si è capito che sostiene l’Arabia Saudita e i suoi alleati regionali, tra i quali c’è l’Egitto che però proprio nei giorni scorsi si è visto tagliare gli aiuti militari americani per “violazione dei Diritti Umani” (come se l’Arabia Saudita fosse un campione del Diritto). Ha lasciato la gestione della crisi siriana alla Russia, all’Iran e agli Hezbollah senza nemmeno fare un fiato sul pericolosissimo posizionamento iraniano sul Golan e quando gli israeliani gli hanno mostrato il pericolo che si corre ha fatto spallucce. Qui non si tratta di contestare una politica o un Presidente americano come succedeva con Obama, qui non c’è nessuna politica da contestare semplicemente perché non c’è una linea politica, non ci sono obiettivi da raggiungere, non c’è un orizzonte politico delineato sul quale lavorare. E’ tutto lasciato al caso o a qualche Twitt.

Avete notato la solitudine di Israele quando Netanyahu, dopo essere stato alla Casa Bianca, è andato da Putin per discutere di quello che l’Iran sta facendo in Siria? Quel viaggio non doveva essere necessario se solo Trump avesse fatto quello che un alleato farebbe. Invece Israele, dopo che Trump se ne è lavato le mani degli allarmi di Netanyahu, è stato costretto a mettersi d’accordo con Putin per garantire la propria sicurezza.

Io che sono stato (e sono tutt’ora) un fervente contestatore di Obama e della sua politica in Medio Oriente mi trovo oggi a chiedermi se Trump non stia facendo addirittura peggio, una cosa che fino a qualche tempo fa avrei giudicato impossibile. Non so se per il Medio Oriente sia peggio una pessima politica di una non-politica. Non so se per Israele sia peggio un Presidente ostile ma che almeno lo arma, di un Presidente senza un briciolo di visione politica e che cambia idea ogni tre per due.