Medio Oriente (Rights Reporter) – I Ministri degli Esteri di Iran, Russia e Turchia si riuniscono oggi ad Astana, in Kazakistan, per l’ennesima riunione volta a decidere la spartizione di quello che rimane della Siria.

Mohammad Javad Zarif per l’Iran, Sergei Lavrov per la Russia e Mevlut Cavusoglu per la Turchia si vedranno oggi in quella che sembra una riunione preparatoria all’incontro previsto per il prossimo 4 aprile a Istanbul, in Turchia, quando i Presidenti delle tre potenze occupanti (l’iraniano Hassan Rouhani, il russo Vladimir Putin e il turco Recep Tayyip Erdogan) si vedranno per decidere definitivamente cosa ne sarà del territorio siriano e della sua popolazione.

E’ curioso notare come né alla riunione di oggi ad Astana né a quella del 4 aprile a Istanbul sia prevista la presenza di un qualsiasi rappresentante siriano, come se il parere di Damasco non contasse assolutamente nulla sul futuro del popolo siriano. Eppure, soprattutto Russia e Iran, sostengono di agire per conto di Assad e di essere in Siria solo per difendere il regime e non per occuparne il territorio.

La situazione sul terreno invece dice l’esatto contrario, soprattutto per quanto riguarda l’Iran che continua a schierare uomini delle milizie sciite, a costruire basi militari e fabbriche di missili.

Un discorso a parte andrebbe fatto per la Turchia che, a differenza di Iran e Russia “invitati” a intervenire dal regime di Damasco, è a tutti gli effetti un Paese invasore che sta cercando di prendere il controllo territoriale della regione curda della Siria.

Uno schiaffo a Occidente, USA e ONU

La riunione a tre di Astana è l’ennesimo schiaffo alla diplomazia occidentale, a quella americana e alle Nazioni Unite, nemmeno invitati al tavolo della spartizione della Siria, come se non fosse una cosa che li riguarda quando invece il conflitto siriano riguarda chiaramente tutta la regione, soprattutto per le implicazioni che potrebbero derivare da una eventuale spartizione della Siria tra i tre regimi.

Il monito di Israele, la miopia dell’occidente

Nei giorni scorsi Israele ha ribadito con chiarezza il concetto che non permetterà all’Iran di posizionarsi stabilmente in Siria e che farà tutto quanto riterrà giusto fare per impedirlo. Ma né i moniti di Gerusalemme né le diverse incursioni aeree su obiettivi iraniani in Siria sembrano fermare Teheran, intenzionata fermamente a posizionare un esercito e centinaia di missili a pochi Km dal confine con Israele. Questo è forse il problema maggiore, almeno in una proiezione a medio termine. La volontà di Teheran di rimanere in Siria rischia di scatenare un conflitto tra Iran e Israele in quanto non si vede né da parte della comunità internazionale né, tanto meno, da parte delle tre potenze occupanti la volontà di impedire una deriva di questo tipo. Tutti, compreso l’occidente, danno per acclarata una permanente presenza iraniana in Siria e questo non può che portare a un conflitto. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, lo ha detto e ripetuto in tutte le salse a mezzo mondo, purtroppo inascoltato.