C’è troppo silenzio intorno all’incontro tra Putin e Netanyahu che pure non dovrebbe passare così in sordina dato che non era un incontro programmato da tempo ma è stato organizzato in pochissimo tempo visto il precipitare della situazione che riguarda l’occupazione iraniana della Siria.

Ieri i due leader si sono incontrati a Sochi, in Russia. Netanyahu era accompagnato dal capo del Mossad, Yossi Cohen, il quale ha presumibilmente esposto al capo del Cremlino sia le preoccupazioni israeliane sulla occupazione iraniana della Siria, che le prove della “libanizzazione” del territorio siriano.

Da settimane Netanyahu cerca di mettere in guardia le grandi potenze su quello che l’Iran sta facendo in territorio siriano e, soprattutto, sul fatto che Israele non può permettere agli Ayatollah di fagocitare anche la Siria dopo che si sono praticamente presi il Libano attraverso gli Hezbollah.

La scorsa settimana gli israeliani erano stati a Washington dove però hanno ottenuto una reazione molto tiepida alle loro preoccupazioni. Ieri quelle stesse preoccupazioni sono state presumibilmente ripetute a Putin il quale però è chiaramente schierato al fianco dell’Iran e quindi difficilmente vorrà nuocere ai suoi alleati di Teheran.

“Ho detto in modo chiaro e dettagliato al Presidente russo che non rimarremo inerti”

Il rischio paventato da Netanyahu è che Teheran prenda il posto lasciato libero da ISIS in Siria per costruire un corridoio che dall’Iran raggiunga il Libano e quindi il Mediterraneo, un corridoio finalizzato al trasferimento di armi e truppe in Siria e in Libano al solo scopo di minacciare Israele. «Ho detto in modo chiaro e dettagliato al Presidente russo che non rimarremo inerti» ha detto Netanyahu alla fine dell’incontro con Putin. Ma il silenzio che grava attorno alle risposte di Putin lascia intendere che il Presidente russo non deve aver preso le posizioni israeliane ma che rimane saldamente a fianco degli iraniani.

Cosa succederà ora?

A questo punto Netanyahu ha assolto ai suoi doveri diplomatici, cioè ha avvisato americani e russi che Israele non permetterà agli iraniani di posizionarsi in Siria con basi aeree, navali o con l’apertura di basi militari, né che permetterà il trasferimento di armi verso Hezbollah. Era un passo doveroso sia verso gli alleati americani che verso la Russia con la quale Israele ha un accordo di coordinamento delle azioni aeree in Siria. Assolto questo compito Israele dovrà decidere cosa fare, se cioè limitarsi a fare ulteriori pressioni diplomatiche sui russi e sugli americani o passare all’azione.

Difficile dire cosa hanno in mente a Gerusalemme. Un fatto però sembra essere certo, non è quasi mai successo che Israele abbia rinunciato a qualsiasi azione volta alla difesa del suo territorio e del suo popolo. E’ successo solo con Obama alla Casa Bianca quando a Gerusalemme erano fortemente intenzionati a bombardare le centrali nucleari iraniane e le fortissime pressioni americane scongiurarono l’attacco, con i risultati che vediamo oggi. Israele non commette mai lo stesso errore per due volte.