La guerra in Ucraina ci ha dimostrato in maniera indelebile che le dichiarazioni di intento pronunciate da Putin non vanno mai sottovalutate e che, anzi, esiste un vero metodo Putin.

La Georgia

Quando nel 2008 la Russia accusò la Georgia di “aggressione contro l’Ossezia del Sud” e l’8 agosto lanciò un’invasione terrestre, aerea e marittima su vasta scala, portava a compimento un piano definito molto tempo prima.

Il giorno prima dell’attacco “ufficiale” russo alla Georgia militari di Mosca avevano già oltrepassato il confine georgiano usando il tunnel di Roki ed erano già avanzati in Ossezia del Sud.

Quella guerra durò appena cinque giorni e provocò 192.000 sfollati quasi tutti di etnia georgiana, sfollati mai tornati a casa e prontamente sostituiti da russi con una operazione di sostituzione etnica che rimarrà nella storia per la velocità con la quale è avvenuta.

Dopo la guerra, la Russia ha continuato a occupare l’Abcasia e l’Ossezia del Sud in violazione dell’accordo di cessate il fuoco del 12 agosto 2008.

Nel 2021, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito che la Russia mantiene il “controllo diretto” sulle regioni separatiste ed è responsabile di gravi violazioni dei diritti umani che si verificano nelle regioni.

La Crimea

Il 27 febbraio 2014 la Russia inviò proprie truppe senza insegne a prendere il controllo del governo locale. Il nuovo governo filorusso dichiarò sin da subito la propria indipendenza dall’Ucraina.

Il 16 marzo fu quindi tenuto un referendum farsa sull’autodeterminazione della Crimea, non riconosciuto da gran parte della comunità internazionale, segnato dalla vittoria del Sì con il 95,32% dei voti: il 18 marzo la Crimea firmò l’adesione formale alla Russia.

Il Donbass

Il 6 aprile 2014 militari russi travestiti da manifestanti armati, secondo le testimonianze, si sono impadroniti di alcuni palazzi governativi dell’Ucraina orientale, ossia nelle regioni di Donec’k, Luhans’k e Charkiv.

I secessionisti, volendo emulare quanto accadde in Crimea dopo l’intervento militare russo, chiesero anch’essi un referendum per l’indipendenza, referendum che fu negato dall’Ucraina ma che si tenne comunque l’11 maggio 2014.

Non riconosciuto e non verificato da nessuno il referendum sancì la vittoria dei separatisti, sicché la Repubblica Popolare di Doneck e la Repubblica Popolare di Lugansk proclamarono la loro indipendenza, riuscendo a prendere il controllo di parte dei rispettivi Oblast.

Tra il 22 e il 25 agosto furono segnalati da ufficiali della NATO l’ingresso, nei territori contesi ucraini del Donbass di reparti d’artiglieria russi e carri armati, la consegna di armamenti a formazioni irregolari separatiste, in sostanza un ammassamento di forze militari russe in territorio ucraino.

Il metodo Putin

Come si vede da queste ricostruzioni verificate, esiste un vero e proprio metodo Putin per fagocitare interi territori e annetterli alla Russi o, quando va male, renderli stati vassalli.

Prima si introducono militari o reparti di mercenari (la Wagner) nei territori che si vogliono conquistare. Si crea una situazione per cui i separatisti, sempre la stragrande minoranza, prendono il potere nel nome di una etnia russa spesso legata alla sola lingua. Infine si indice un referendum non verificabile da nessuno con il quale si “legalizza” l’annessione.

I collaborazionisti occidentali

Sebbene il metodo Putin sia ripetitivo ed evidente a tutti, in occidente raramente viene evidenziato anche perché il killer di Mosca può contare su un vero e proprio esercito di collaborazionisti occidentali che lo aiutano sui social e sulla stampa a diffondere la sua propaganda.

Persone le quali sostengono (dall’Italia) che in Russia c’è la democrazia. Addirittura partiti politici che sostengono apertamente il killer di Mosca e bramano per l’Italia una “democrazia alla russa”. Un esercito di negazionisti che insinuano dubbi persino sui vasti, evidenti e provati crimini di guerra commessi dall’esercito russo in Ucraina e ovunque la Russia di Putin sia riuscita ad insinuarsi.

Benaltrismo, rovesciamento della verità ed evidenti menzogne sono le armi di questo vero e proprio esercito di collaborazionisti che può vantare importanti insinuazioni persino nelle istituzioni.

Questo è il metodo Putin. È semplice, è efficace, dura da anni non solo nelle aree satelliti intorno alla Russia ma persino in Medio Oriente, in Africa e ovunque vi sia interesse per Mosca.

Putin si prefigge di ricostruire l’Unione Sovietica o la Grande Madre Russia, in ogni caso il suo obiettivo è quello di riportare l’influenza russa ai livelli di “grande potenza”.

Sono invece poco convinto che voglia (o possa) espandersi verso l’Europa oltre all’Ucraina. Non ha i mezzi né economici né militari per farlo. Può minacciare con le atomiche (secondo me un disperato bluff), ma non può fare niente altro.