Putin valuta di uscire dalla Siria?

26 Aprile 2022

Secondo fonti di intelligence israeliane le difficoltà incontrate dalla Russia nella guerra di aggressione all’Ucraina si starebbero riflettendo anche sulla presenza russa in Siria.

Il Cremlino starebbe valutando lo spostamento di migliaia di uomini dal teatro siriano a quello ucraino. E non si sta parlando di combattenti islamici ma di effettivi russi ben addestrati.

Fermo restando la necessità di controllare appieno e con propri uomini il porto di Tartus, Mosca starebbe valutando l’effettiva necessità di mantenere il suo contingente in Siria quando ormai Assad sembra al sicuro e Iran ed Hezbollah navigano per proprio conto.

Non è chiaro quanto sia numeroso il contingente russo in Siria. Secondo l’AFP la Russia è arrivata a schierare fino a 63.000 uomini in Siria, ma quanti siano al momento non è dato saperlo anche se si pensa che siano solo poche migliaia anche se truppe di qualità.

Allo schieramento militare vanno aggiunti diversi sistemi d’arma, tra i quali missili anti-missile S-300, S-400, aerei da combattimento e bombardieri schierati nella base aerea di Hmeimim che Putin porterebbe con se lasciando forse solo gli S-300.

La Russia aveva schierato gli S-300 e gli S-400 per scongiurare attacchi israeliani contro le infrastrutture siriane, iraniane e di Hezbollah. Ma ormai è chiaro a tutti che gli israeliani superano sistematicamente le difese russe anche se a qualcuno piace pensare che ci sia un accordo tra Mosca e Gerusalemme.

Rimarrebbero quindi alcuni reparti destinati alla difesa del porto di Tartus (forse attrezzati con gli S-400) e l’ampio numero di mercenari che dipende da Mosca e che proviene dalle fila degli ex ISIS.

Putin non porterebbe quindi in Ucraina i tagliagole islamici ma i militari russi di cui circa 4.000 delle forze speciali, utilissimi in Donbass.

Secondo fonti di intelligence occidentale lo spostamento delle truppe sarebbe già iniziato da diversi giorni e tutte le postazioni russe in Siria starebbero passando sotto il controllo dell’esercito siriano o dei mercenari islamici pagati da Mosca.

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